Sarà il primo appuntamento elettorale per gli italiani post lockdown e si svolgerà, proprio per andare incontro alle esigenze dell’emergenza sanitaria in due giorni. Sarà inoltre un election day con accorpamento di più elezioni. Il 20 e 21 settembre si andrà infatti alle urne in 7 Regioni per le elezioni Regionali, in 962 comuni per le amministrative, in Sardegna per le suppletive al Senato ed in tutta Italia per il Referendum sul taglio dei parlamentari.
In Sicilia le amministrative per 61 comuni sono state fissate per il 4 e 5 ottobre, pertanto IL 20 E 21 SETTEMBRE SAREMO CHIAMATI AD ESPRIMERCI SOLO PER IL Referendum. Si vota domenica 20 settembre dalle 7 alle 23 e lunedì 21 settembre dalle 7 alle 15. Hanno diritto al voto 51.559.898 cittadini, di cui 4.616.344 all’estero. Gli uomini sono 25.021.636, le donne 26.538.262.
Per il Referendum confermativo non è previsto il raggiungimento di un quorum: l’esito referendario è valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori. La legge sul taglio dei Parlamentari è stata approvata in via definitiva l’8 ottobre 2019.
Questo il quesito che troveremo nella scheda. “Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?”.
La riforma Costituzionale degli articoli 56, 57 e 59, detta anche riforma Fraccaro dal nome del parlamentare del M5S primo firmatario del provvedimento, prevede la riduzione del numero dei parlamentari dagli attuali 630 alla Camera a 400 e dei 315 senatori attuali a 200. In base alla riforma quindi si dovrà scendere dagli attuali 945 (più i 5 senatori a vita) a 600 ai quali aggiungere un massimo di 5 senatori a vita. La legge cambia il rapporto numerico di rappresentanza sia alla Camera dei deputati (1 deputato per 151.210 abitanti, mentre oggi era 1 per 96.006 abitanti) sia al Senato (1 senatore per 302.420 abitanti, mentre oggi era 1 ogni 188.424 abitanti). Questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi elettorali con un’altra legge.
Se vince il sì la riforma entra in vigore e il taglio dei parlamentari sarà effettivo alla prossima legislatura. Se vince il no il numero dei parlamentari resta quello attuale.
Chi sostiene le ragioni del SI’ ritiene che una riduzione del numero dei parlamentari sia necessaria sia per ragioni economiche che per dare maggiore efficienza al funzionamento delle due Camere. Il taglio dei parlamentari porterà a un risparmio di 100 milioni di euro l’anno, per un totale di mezzo miliardo a legislatura. Quindi una riduzione del numero dei parlamentari comporterà intanto una riduzione dei costi. Inoltre, secondo i favorevoli alla riforma, i quasi mille parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato sono troppi, pertanto riducendone il numero sarà più efficiente anche l’operatività dei due rami del Parlamento. Chi è favorevole alla riforma ritiene che un minor numero di deputati e senatori consenta un maggior controllo sui singoli eletti, spingendoli a lavorare meglio. Tra le ragioni del sì inoltre c’è l’allineamento dei numeri del parlamento italiano a quelli degli altri paesi europei.
I contrari alla riforma ritengono che la semplice riduzione numerica metta a rischio la rappresentatività e non inciderà sull’efficienza di Camera e Senato, prevedendo solo una modifica quantitativa. Tra le ragioni del no al referendum la principale è il calo della rappresentatività, con collegi sempre più grandi ed estesi. Un singolo parlamentare rappresenterebbe una fetta di popolazione maggiore e le minoranze sarebbero meno rappresentate. Al Senato alcune Regioni più piccole verrebbero poi penalizzate per numero di rappresentanti. Il risparmio per il taglio dei parlamentari sarà di 57 milioni l’anno (e non di 100 come stimato dai sostenitori del sì) e ritiene che sarebbe stato più incisiva una riduzione delle indennità piuttosto che il numero degli eletti.