Dall’autismo alla violenza sulle donne, la quarta giornata del Taobuk si rivolge a tante tematiche di rilievo, e tantissimi sono i premi assegnati per spingere i giovani a credere nei loro desideri. I desideri non sono illusioni ma punti d’avvio per la realizzazione del futuro. Dai desideri nascono le rivoluzioni e dalle rivoluzioni nascono i successi, per questo diviene importante tirarli fuori dal cassetto.
Gli studenti del Circolo Didattico di Taormina sono stati coinvolti, appunto, nel concorso UNICEF “Il desiderio nel cassetto… e il Paese dei diritti Negati”. Con l’intervento musicale dell’Orchestra Gioviale di Taormina. Torna anche per il terzo anno il premio “Illuminiamo il futuro”, consegnato da una giuria formata interamente da ragazzi, il vincitore è Daniele Cassioli. Ad introdurre la premiazione grandi nomi, Luigi Garlando, Viviana Mazza, in dialogo con Felicita Pistilli.
Accanto ai desideri realizzati, gli chef stellati ospiti dell’evento presentano ancora i loro cibi del desiderio, Gonzalo Luzarraga col suo ristorante italiano a Londra, chiamato Rigó in onore di un amico che non c’e più, porta in tavola il rapporto tra libertà e tradizione. Martina Caruso, migliore chef donna per la prestigiosa guida Michelin parla del valore della storia, della passione, del desiderio e dell’orgoglio nelle sue pietanze. Di cibo dei desideri, tutto Made in Italy, parla poi Pasquale Caliri, Chef Alma, siciliano autore di cucina contemporanea. E, col titolo, dieci ragazze in cerca d’autore, dieci donne vittime di soprusi si raccontano tramite ricette culinarie il cui sapore è di riscatto sociale.
Si parla di arte e di Von Gloeden, il Barone prussiano che trovò in Taormina l’ispiratrice della sua arte, con Emanuela Ersilia Abbadessa a Palazzo Ciampoli alle 10,00, mentre alle 11,00 di economia e futuro con Marco Morganti.
Alle 12,00, Gian Luigi Beccaria affronta l’idea di desiderio che sta alla base dello scrivere. Il desiderio di lasciar irrompere l’immaginario, il desiderio di scoprire se stessi, riaprire e sanare ferite, trovare salvezza; vivere, come direbbe Umberto Eco, infinite vite.
Si è parlato tanto al Taobuk dei vantaggi della tecnologia per il desiderio, Francesco Pira ne mostra, invece, i rischi, in un mondo digitale in cui tutto può venir rovesciato, in dialogo con Emilio Pintaldi.
Gabriel Romeo espone il suo piccolo abbecedario della comunicazione d’arte, a Palazzo Ciampoli, “i veri artisti del desiderio sono quelli che ci raccontano il nostro presente e ognuno ne sceglie, per questo, il proprio prediletto” ritiene.
Dopo di lui, la lectio magistralis di Vito Bianchi sulla storia della nostra Europa e dei suoi desideri, dalle Crociate alla battaglia di Lepanto, cinque secoli, dal Medioevo all’età moderna, per la costruzione del suo mito.
Alle 17,00, a Palazzo Duchi di Santo Stefano, Luigi Mazzone e Santina Bucolo affrontano un tema importante: l’autismo e il modo di rapportarsi ad esso, il bisogno di comprendere per amore.
Mentre a Palazzo Ciampoli, un soprendente Marco Bonini racconta la cronaca di una rinascita, tramite il suo primo libro “Se ami qualcuno dillo”, risultato di un atto rischioso: “noi sceneggiatori abbiamo sempre un complesso di inferiorità verso gli scrittori, loro sono quelli veri, ho avuto il coraggio di provarci e sono onorato di essere arrivato qui” afferma Bonini.
È un libro sull’identità maschile e sulla necessità per l’uomo di liberare i propri sentimenti, “il desiderio di tutti gli uomini è quello di scappare del proprio sentire, ma il libro parla di questo, dell’abbandono di ogni dicotomia, della possibilità per gli uomini di piangere, di abbracciarsi, di studiare danza classica, di accudire i figli senza essere chiamati ‘mammo’, senza veder messa in dubbio la loro virilità. L’umanità non può rientrare nel principio di non contraddizione o del terzo escluso, il suo fascino sta nelle sua complessità”.
Manca l’educazione ai sentimenti, le donne hanno millenni di esperienze emotive, gli uomini sono sempre stati privati di questi, “le donne sono laureate, noi siamo analfabeti emotivi, ma le potenzialità sono le stesse, ciascuna delle nostre identità può essere formata all’emotività senza dover temere di perdere valore”.
Marco Bonini parla di sentimenti, di identità e dei problemi del nostro tempo, come difficilmente gli uomini sono pronti a fare, denuncia l’uomo che crede di avere un possesso sulla donna e per questo diviene violento quando “se la fa scappare” come se fosse un oggetto, o diventa timoroso quando lei è sicura, forte e decisa, l’uomo che pensa di proteggerla in tutti i modi e invece non capisce che basterebbe a lui comprenderla.
“La storia di Ulisse e Circe mi fa ridere ed è l’emblema dell’atteggiamento del maschio. Gli uomini di Ulisse si infiltrano ad una festa, fanno i maiali con tutte le ancelle di Circe e poi accusano lei di averli resi tali. Maiali erano già, Circe glielo ha solo mostrato”.
Continuano gli omaggi ai grandi del passato, è la volta di onorare Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il suo Gattopardo, alle 19,00, in piazza IX aprile. Alle 20,00 al Palazzo dei Congressi, invece, si ricorda il grande Pier Paolo Pasolini e, alle 22,00, il genio, i desideri e i peccati di Rossini.
Grandi incontri continuano in Piazza IX aprile, durante la serata. Luciano Canfora racconta il desiderio di libertà, Michela Marzano il desiderio di trovare un “noi”, Francesca Reggiani, da signora della comicità, il desiderio di ridere.
Canfora espone una dettagliata trattazione del desiderio, passando per tutta la classicità, tra Alcesti e Lisistrata, il discorso di Pericle, Aristotele, Diodoro Siculo, e il “desiderio di libertà è emblema di ciascuna di esse”.
Il filologo spiega che la libertà è uno dei sentimenti più alti, a differenza dell’uguaglianza, invece, pulsione irresistibile. Come Croce affermava, la libertà è inerente alla qualifica di uomo, infatti, non si può togliere nè donare. “C’è un’attualità enorme nel passato, se tutti abbiamo un sentimento di politeia, dobbiamo percepire che la schiavitù sta tornando nel nostro presente, quando il profitto ci distrugge, quando chiudiamo le porte e i porti ai disperati, perciò abbiamo il dovere civico di conoscere il passato per difendere il futuro” declama Canfora.
Dopo di lui, il pubblico accoglie Michela Marzano e la sua “Idda”, titolo in salentino carissimo ai siciliani perché i due dialetti hanno le stesse inflessioni. Un libro sulla memoria e sul tempo, sulla riconoscibilità di ciò che siamo.
Una malattia come l’Alzheimer, che “Idda” racconta, pone il problema del non riconoscere e non essere riconosciti, mettendo in gioco la questione dell’identità, per cui inizia un lavoro di riproduzione frammentistica di ciò che siamo, alla scoperta di “noi”.
Cosa significa essere dove non si pensa? Dove si è e basta? Il punto di partenza della Marzano, da professoressa ordinaria di Filosofia Morale, è, appunto, filosofico: l’identità. “Per partire dalla tematica dell’identità ho sempre pensato di dover rispondere alla domanda “chi sono?”; un giorno, però, la moglie di un mio collega si ammala di Alzheimer veloce e lui mi confessa che il problema non è tanto che lei non lo riconosca, ma se lui riesca a riconoscere lei in una nuova persona che non è più. Capisco, allora, che accanto alla domanda ‘chi sono’ c’è da aggiungere ‘chi sono quando pezzi interi della mia esistenza scivolano via, chi sono se non mi riconosco più’?”. La Marzano, così, si racconta, e continua: “Da questo quesito sono partita, poi è scaturito l’evento, la mia scrittura nasce sempre da un evento. Anche la mamma di mio marito si ammala di Alzheimer, lei pur perdendo pezzi mantiene qualcosa, ci sentiva vicini, ci amava, pur non riconoscendoci, e questo mi ha fatto chiedere ‘cosa resta quando si perde tutto il resto?’.- L’amore”.
“Ti amo” sono le parole che tutti i pazienti di malattie neurodegenerative continuano a pronunciare e scrivere. L’amore sopravvive anche quando l’oblio copre tutto.
Da qui si dirama la storia di due donne, in cui una si specchia nell’altra, imparando che i conti nella vita non tornano mai.
Parole piene d’amore queste degli ultimi appuntamenti del Taobuk.