Nell’ambito della programmazione del cartellone estivo 2022 della Fondazione Taormina Arte, il 5 settembre alle 21.30, andrà in scena in prima nazionale al Palacongressi di Taormina, per la regia di Valerio Vella, “Scatola” – Ossessioni da asporto”, uno spettacolo liberamente ispirato al celebre film “The Wall” di Alan Parker.
L’ evento, prodotto da TaoArte, è una performance composita nella quale recitazione, danza e musica si mescolano sapientemente dando vita a uno spettacolo di grande effetto che vede l’attore messinese Elio Crifò (nel ruolo dell’uomo annichilito dinnanzi ad un opprimente muro di scatole) calato in un monologo profondo, avvincente e a tratti ironico. Sei danzatrici danno forma alle angosce del protagonista, scandite dalle note dei brani storici dei Pink Floyd, riarrangiati per l’occasione ma fedeli alle musiche della band inglese, eseguiti dal vivo dalla “The Box Rock Band” (Antonio Amante Reynolds chitarra elettrica e voce, Alessandro Blanco chitarra elettrica e classica, Massimo Pino al basso, Tindaro Raffaele tastiera e voce Stefano Sgro alla batteria, Simona Vita alle tastiere).
“Scatola” pone in primo piano i temi e i dilemmi dell’uomo e la sua visione “apocalittica” del mondo, un’analisi critica disillusa e disincantata, delineata dai paradigmi di un modernismo che fagocita l’essenza primordiale del proprio genere. Protagonista di un monologo “surreale”, “in un atteggiamento di contemplazione della realtà”, l’uomo si mette a nudo rivelando la paura “del mondo e nel mondo”, abbandonato a un alternarsi puntuale tra il flusso verbale della propria coscienza e lo specchio coreografico, suo riflesso animato.
I balletti di modern e contemporaneo di questo spettacolo saranno eseguiti dalla compagnia di danza “Marvan Dance”(danzatrici: Domelita Abate, Nives Arena, Rebecca Pianese, Jo Prizzi, Alice Rella, Valentina Sicari) diretta da Mariangela Bonanno che, insieme a Alice Rella e Giorgia Di Giovanni, ne firma le coreografie.
L’opera ideata e diretta da Valerio Vella, racconta, attraverso la “sperimentazione” dialogica del protagonista con se stesso, il fallimento della modernità e della globalizzazione della società abbrutita dal consumismo imperialistico, dall’incomunicabilità e dalla prevaricazione, in una trasfigurazione della realtà nella quale la follia sembra essere l’unica risposta possibile.
“Scatola” è l’emblema di un percorso “a ritroso” tipico del Decadentismo di fine Ottocento, che si traduce nella geometria della televisione (“pitagorica perfezione della forma quadrata” e della “ideale estensione spaziale, il cubo”), capace di “soddisfare” i bisogni dell’uomo, ignaro di trovarsi di fronte al “balcone” di futuri tiranni.
Dall’immagine dello specchio, che svela il volto dell’uomo di fronte alle sue infinite maschere, tipica della dialettica pirandelliana tra vita e forma, al male di vivere montaliano, racchiuso in un lessico tanto ermetico quanto espressivo, all’essenza del Manifesto Futurista di Tommaso Marinetti, il testo è arricchito da riferimenti letterari assemblati in un virtuoso mosaico linguistico che trova la propria ragion d’essere in una scatola-concettuale contenente le opinioni d’innumerevoli autori distanti per periodo, genere culturale e matrice artistica (Betocchi, Pasolini, Philip K. Dick, Pink Floyd…) ma per questo non certo tra loro incompatibili.