TAORMINA (In allegato il podcast con l’intervista audio integrale al primario Panebianco) – La divisione di Chirurgia generale oncologica del San Vincenzo di Taormina, diretta dal dottor Vincenzo Panebianco, è alle prese con la criticità legata alla carenza di medici, che sta mettendo a dura prova la resistenza dell’intero staff sanitario. Mentre le liste d’attesa per le visite ambulatoriali sono praticamente inesistenti, i pazienti del day hospital devono affrontare lunghe attese in spazi inadeguati, con disagi per loro e i loro familiari. In questa direzione la situazione è ancor più critica al sesto piano (dove c’è l’Unità operativa complessa di oncologia medica). Il dottore Panebianco ci ha illustrato le principali sfide e le prospettive future del reparto.
Dottore Panebianco, quali sono le principali criticità che sta affrontando il reparto, in particolare legate alla carenza di medici?
“Negli anni passati, le forze mediche che hanno lasciato il servizio purtroppo non sono state rimpiazzate. Attualmente, abbiamo tre dirigenti medici assenti nel reparto. E’ stato bandito un concorso che dovrà essere espletato il prima possibile. Sappiamo che il personale che partecipa è composto sia da medici già specializzati, sia da specializzandi. Per far fronte alla carenza di medici, il Governo ha permesso l’assunzione degli specializzandi, equiparandoli a dirigenti medici già specialisti. Speriamo che in questo frangente, entro l’estate, si possano ottenere buoni risultati e quindi l’assunzione di medici che potranno aiutarci a gestire questa emergenza. Considerando anche che qui a Taormina il periodo estivo è particolarmente critico a causa dell’aumento esponenziale della popolazione, delle patologie dei turisti e degli incidenti automobilistici, l’assunzione di nuovo personale è fondamentale”.
Per quanto riguarda l’utenza, nel vostro reparto avete un bacino abbastanza ampio, i pazienti da dove arrivano?
“Da vent’anni, questa chirurgia generale e oncologica recluta pazienti da tutta la Sicilia. Proprio in questi giorni ho visto pazienti provenienti da Ragusa, dalla Calabria, dalla costa tirrenica della provincia di Messina e dalla provincia di Siracusa. È evidente che non appartengono al bacino d’utenza diretto di questo ospedale. Il concetto di bacino d’utenza è rilevante solo nelle emergenze: in caso di incidente automobilistico, si viene indirizzati all’ospedale più vicino. Tuttavia, per patologie croniche che richiedono interventi chirurgici, i pazienti possono scegliere il reparto in cui si sentono più sicuri. Questo è il motivo per cui molti pazienti da tutta la Sicilia si rivolgono al nostro reparto, dove si sono fidelizzati. E sono parecchi”.
Ci sono giunte segnalazioni di lunghe attese nella sala del day hospital. Le chiedo se ciò, oltre a causare disagio ai pazienti, può influenzare la qualità del servizio sanitario offerto, che gli stessi pazienti hanno elogiato, in particolare per la competenza del personale medico. Pazienti e familiari apprezzano anche il punto di ristoro e bar al piano terra.
“Il disagio nasce dal fatto che le sale d’attesa sono piccole rispetto al numero di utenti. Di conseguenza, il tempo necessario per completare visite e interventi porta i pazienti, accompagnati dai familiari, a doversi accomodare in queste aree comuni. Queste sale d’attesa risultano probabilmente inadeguate per offrire un comfort accettabile a questo tipo di pazienti”.
Si può fare qualcosa?
“L’ospedale ha dimensioni limitate e molti reparti. Sarebbe utile avere più personale medico e infermieristico per organizzare meglio le visite e distribuirle nell’arco delle 12 ore lavorative, evitando affollamenti. Attualmente, a causa della carenza di personale, le visite si concentrano nelle prime sei ore. Di conseguenza, i pazienti devono aspettare qualche minuto in più in sala d’attesa per essere indirizzati allo specialista. Credo che la cosa migliore sia spiegare ai pazienti, con gentilezza e chiarezza, che stiamo facendo del nostro meglio per loro. La pazienza e la comprensione da parte loro sono fondamentali”.
E la situazione delle liste d’attesa nel suo reparto qual è?
“Le liste d’attesa sono di due tipi: per interventi chirurgici e per visite ambulatoriali. Le visite ambulatoriali non hanno praticamente lista d’attesa, poiché i pazienti chiamano e vengono visti senza dover aspettare. Per quanto riguarda gli interventi chirurgici, la lista d’attesa è dovuta all’indisponibilità delle sale operatorie, che sono rimaste ferme per un paio d’anni in attesa di rinnovamento. Nonostante enormi sacrifici, lavorando tutti i giorni fino alla sera e anche nei weekend, ora abbiamo le sale operatorie rinnovate, ma attive solo dalle otto alle quattordici, eccetto il sabato. Per le urgenze, operiamo anche di notte e nel pomeriggio, ma per gli interventi non urgenti non c’è personale sufficiente per tenere le sale aperte dalle quattordici alle otto del mattino successivo e nei giorni festivi. Vorremmo operare tutti i giorni, ma purtroppo la mancanza di personale ce lo impedisce”.
Dottor Panebianco, lei conosce molto bene la realtà del San Vincenzo di Taormina. Quali sono le sue aspettative per il futuro dell’ospedale?
“Le mie aspettative sono di avere una direzione che ci segua e ascolti i nostri consigli. I direttori che si sono succeduti sia nell’ospedale sia nell’Asp a Messina cambiano frequentemente, ogni 3, 4, massimo 5 anni. Noi, invece, siamo abituati a questa mole di lavoro da circa vent’anni. Per questo motivo, ci aspettiamo che chi ci dirige segua i nostri consigli, poiché la nostra esperienza ci ha permesso di fidelizzare decine di migliaia di pazienti. Dovremmo essere ascoltati da chi è al comando. Un consiglio importante riguarda i parenti dei pazienti: essere più clementi nei confronti di tutti i medici. Le aggressioni ai pronto soccorso sono spesso frutto della frustrazione dei familiari a causa delle lunghe liste d’attesa. Se fossimo in grado di fornire risposte rapide, tempestive ed efficaci a tutti i pazienti, questi episodi di aggressione ai medici scomparirebbero”.