Tra le punte più alte del cinema americano di propaganda sotto la presidenza Reagan, “Rocky IV” è oggi un cult osannato anche dalla critica più impegnata: a lottare sul ring contro Sylvester Stallone in una delle sequenze pugilistiche più note nella storia del grande schermo vi era un invincibile Dolph Lundgren nei panni di Ivan Drago, il pugile russo autore della celebre frase “ti spiezzo in due”. Sorridente ed in ottima forma, Lundgren sbarca in Sicilia dopo una serie di imponenti maratone automobilistiche alla guida di Ferrari e Lamborghini. “I miei esordi nel cinema sono decisamente particolari: sono cresciuto in Svezia prima di trasferirmi negli Stati Uniti per studiare chimica. I primi tempi mi mantenevo lavorando come modello o interpretando piccoli ruoli: l’incontro con Stallone è stato decisivo per la mia carriera futura, ancora oggi “Rocky IV” resta il mio film più noto. Forse venni scelto proprio perché a Stallone piaceva il tipo scandinavo, il biondo da opporre al classico esempio di italoamericano. Non è un caso che in quegli anni Stallone fosse sposato con la danese Brigitte Nielsen”.
Lundgren è consapevole di essere ricordato in Italia soprattutto per quella battuta: “Quando sono qui tante persone mi salutano ricordando la frase del doppiaggio italiano; la scritta “ti spiezzo in due” è stata addirittura inserita su una targhetta applicata ad una Ferrari che dovevo guidare. In quel film c’era lo scontro tra le due superpotenze dominanti durante la Guerra Fredda, un argomento che dunque possedeva diverse chiavi di lettura. Era un altro cinema, si avevano a disposizione budget molto più consistenti per una resa che oggi è facilmente conseguibile anche con un semplice computer. Mi allenai duramente per le scene pugilistiche di “Rocky IV”, ricordo ancora tante delle coreografie che dovetti interpretare”.
Protagonista di numerosi film di azione e combattimento (“forse troppi”, aggiunge con un sorriso), Dolph Lundgren ha presentato a Taormina la sua ultima fatica, “Skin Trade”: “Sono molto orgoglioso di questo lavoro, una delle mie interpretazioni più interessanti con quelle della serie “I mercenari”. Il cinema di combattimento classico degli anni Novanta, quello di Van Damme e Steven Seagal, non è morto, si è semplicemente trasformato con la tecnologia”.
Domenico Colosi