Una Taoclass sottovoce, quella che ha visto come protagonista una Patricia Arquette laconica e suadente. L’attrice che in “Al di là della vita” si muoveva nei notturni scorsesiani si presenta al Taormina Film Festival in un abito impalpabile e leggero, perfettamente in sintonia con il suo personaggio di bionda eterea dallo sguardo mefistofelico. Snobbata da gran parte della stampa e dal pubblico (una sala tutt’altro che gremita), arriva la sognante ma mai svampita diva antidiva, in una parola: americana. L’incontro, com’era ovvio, parte dal celebre discorso tenuto dall’attrice la notte degli Oscar, sulle ancora attuali disparità economiche presenti nel mondo di Hollywood tra donne e uomini.
“Ho pensato al mio personaggio, a come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto maggiori sicurezze economiche. Se pensiamo alla nostra società, ci rendiamo conto di come il mondo sia cambiato: il 50% delle famiglie americane è composto da madri single e, nelle famiglie afroamericane, questo dato arriva addirittura al 70%. Se venisse combattuta la disparità economica probabilmente si risolverebbero tanti problemi sociali”.
Di famiglia si parla in “Boyhood”, il folle progetto di Richard Linklater. “Un giorno il regista mi ha chiamata e mi ha chiesto: Cos’hai da fare per i prossimi 12 anni? Quindi mi ha proposto di collaborare a questo lavoro che avrebbe contemplato una settimana di riprese l’anno. Per 12 anni. Ho pensato subito: Devo farlo. La struttura del film era ben definita, ma è ovvio che, data la portata temporale dell’opera, tutti i riferimenti alla vita reale, dalla natura alla politica (penso alla bolla immobiliare dovuta alla crisi economica o, ancora, la campagna elettorale) si sono inserite automaticamente durante le riprese. Ho capito che c’era qualcosa di magico in questo film già dalla proposta. Stavo assistendo alla crescita di mio figlio e avevo voglia di raccontare questa cosa in un film. Credo che, il fatto che un progetto così indipendente sia arrivato all’Oscar sia positivo; sarebbe bello se Hollywood iniziasse ad ascoltare le esigenze del pubblico, ma credo che questo avverrà solo quando le grandi produzioni cominceranno a perdere tanti soldi”.
Una professionista concreta e attraente che si concede il lusso di passare da collaborazioni con Scorsese e Lynch a forme di arte democratiche e pop come la serie tv “Medium” che, soprattutto in Italia, l’ha resa celebre al grande pubblico.
Una donna serena, fuori da ogni cliché che alle domande della stampa, su chirurgia estetica e affini, glissa elegantemente, insegnandoci che la bellezza del volto di una donna che fa sempre ciò che vuole non conosce botulino e cosmesi di nessun tipo.
Giuseppina Borghese