Il terzo giorno di Festival ha inizio con la proiezione del documentario “Malaterra” di Ambrogio Crespi e Sergio Rubino, a cura di Gigi D’Alessio con la collaborazione del giornalista campano Sandro Ruotolo. Un focus sulle condizioni della tristemente nota terra dei fuochi, elaborato attraverso interviste a chi il dramma dei tumori lo vive in prima persona. Uno sguardo diretto, a tratti brutale, privo di qualsivoglia lima formale e stilistica. Un lavoro grezzo, probabilmente poco strutturato, che merita, tuttavia, la giusta considerazione, considerato il lodevole intento di divulgazione. Da qui la scelta del cantautore partenopeo di portare in tour questo lavoro e di devolvere i diritti dell’omonima canzone da lui scritta a qualsiasi ente impegnato in questa causa.
A proseguire una divertente e interessante Taoclass dei fratelli Vanzina su Billy Wilder. Un approfondimento non solo sul regista di “A qualcuno piace caldo”, ma più in generale, sulla commedia mitteleuropea, il cui guizzo artistico ha ispirato i più grandi registi del mondo e ha dato vita alla sofisticated comedy, la commedia americana per antonomasia.
Impossibile parlare di Wilder senza passare da Lubitsch, mentore e autentica fonte d’ispirazione del regista viennese; Lubitsch il cui tocco (ah, the Lubitsch touch!) riesce a imprimere uno stile acuto e diretto, mai prolisso eppure sempre estremamente dettagliato. Allo stesso modo Wilder, in opere immortali come “Viale del tramonto” e “Irma la dolce” riuscì a raccontare delle storie – anche da sceneggiatore – ancor prima che con le parole attraverso le immagini. A concludere l’incontro, una piacevole sorpresa: una Giovanna Ralli raggiante e simpaticissima si è fermata a scherzare con i Vanzina, ricordando senza alcun patetismo i tempi andati tra i grandi del cinema italiano. L’attrice romana ha scelto proprio il Taormina Film Fest per annunciare ufficialmente il suo addio al cinema. Una donna bellissima e viva nei suoi 80 anni: anagraficamente 4 mesi più giovane di Sophia Loren. Mentalmente avanti anni luce.
Giuseppina Borghese