TAORMINA. “A chi si ama e non si ricorda il perché”… Una storia d’amore, di amore sbiadito, di amore dimenticato, ma anche di amore combattuto, di amore ostinato.
È la storia di Milo e Nadia, sposati da 15 anni, quando il marito si accorge che sua moglie ha smesso di amarlo. Non per un motivo preciso, nessun tradimento, nessuna ferita, solo il lento spegnersi di un fuoco che la quotidianità rende cenere. Ma non per lui, che non ha mai smesso di impazzire per la sua Nadia.
Come riuscirà a rendere nuovamente fuoco quella cenere è ciò che racconta il libro “L’invenzione di noi due” di Matteo Bussola, dalla quale idea nasce il film omonimo di Corrado Ceron con protagonisti Silvia D’Amico e Lino Guanciale, insieme a Francesco Montanari e Paolo Rossi.
Sono proprio i due protagonisti e il regista a presentarlo al Taormina Film Festival 2024. Con loro, il produttore Nicola Fedrigoni e Mattia Guerra di Be Water, distributore.
Così racconta Ceron: “I produttori mi affidano l’idea del film con una sceneggiatura già scritta, un primo adattamento dal libro già realizzato. Ho allora lavorato, insieme al cast, per rendere il tutto più personale, volevo che la storia e la poetica fossero riconoscibili. È un libro concettuale e ne volevamo una nostra interpretazione cinematografica, abbiamo dovuto ricreare molte situazioni e personaggi per riuscire a dar voce ai tanti momenti particolari; per esempio, le lettere scambiate tra i due protagonisti. La storia d’amore maschera e rivela molto di più. Quando arrivammo sul set, eravamo già alla 13esima stesura”.
E continua spiegando come D’Amico e Guanciale fossero le prime scelte per Nadia e Milo: “Nadia è volubile, non la puoi trattenere, è complicata; Milo è pratico, è un architetto, è più coerente. Silvia e Lino sono perfetti, tanto fisicamente quanto come interpreti. Non riuscivamo a vedere quei personaggi con altri volti se non i loro. Ho voluto ricreare quella spontaneità che c’è nel libro di Bussola, che ne fa la cifra stilistica, ma che non è facile trasformare in film, quindi è stata una sfida che ritengo soddisfatta. Il realismo del libro di Bussola fa sentire i personaggi molto vicini, desideravo partire anche io da qui, costruendo, poi, le scene con gli attori. Li abbiamo portati vicini al pubblico con la camera, con i loro movimenti e con quelli della macchina, la regia si è fatta testimone sensoriale dalla vita quotidiana. Tutto è centrato sui sentimenti dei personaggi, lasciando la sceneggiatura come semplice canovaccio”.
Sentimenti che nascono da ed esprimono la quotidianità delle vite, a volte tanto monotona, a volte tanto straordinaria, nella quale possiamo rivederci tutti.
Lino Guanciale ripercorre, infatti, la difficoltà nata dal dare uno spessore a battute quotidiane, apparentemente banali: “Elsa Morante dice che la più bella frase d’amore che si può dire a qualcuno è ‘hai mangiato?’. È vero se quella frase si riempie di senso, di quel vivere insieme, condividere. Sennò è la formula di rito che diresti anche a un estraneo. Questo è ciò che ho cercato di fare, riempire di valore quelle spesso brevi e frammentarie battute tra i personaggi. È stato un grande rischio evitato solo grazie ad un importante lavoro di relazione. È ciò che siamo riusciti a costruire, per la fortuna di un cast davvero coeso e simbiotico”.
Conferma Silvia D’Amico: “Mi sono aggrappata tantissimo a Lino nel creare il mio personaggio e sviluppare la sua personalità in continua crescita, ad ogni mio cambiamento cambiava anche lui, mi bastava così intonarmi”.
È d’accordo Guanciale: “Per me è stato lo stesso, mi sono aggrappato a lei tanto da poterci rispecchiare l’uno nell’altra e palleggiare cambiamenti e assonanze. Mi è sembrato di interpretare due personaggi, scoprendo cosa rimane e cosa cambia, un bellissimo passo a due, in cui si mostra la forza di una vita quotidiana solo apparentemente priva di conflitti”.
Ma chi sono Nadia e Milo? Sono, ancora, i loro interpreti a spiegarlo: “Nadia è una scrittrice – la presenta D’Amico – è un’artista che a un certo punto della vita comprende che il suo mestiere deve aderire completamente alla sua persona, non possono essere due cose separate. Questo filo della sua vita si intreccia, però, completamente con un’altra di vita”.
“È quella di Milo – prosegue Lino. Sono due personaggi nei quali possiamo ritrovarci tutti. Chiunque osserva il film può scoprire, in maniera godibile, immedesimandosi ma senza esserne ferito in prima persona, qualcosa su come stiamo trattando noi l’amore della nostra vita”.
Il film arriva nelle sale il 18 luglio, rappresentando una buona possibilità e opportunità per il cinema italiano in estate.