TAORMINA. “Va savoir”, l’affascinante lungometraggio del 2002 – presentato al Festival di Cannes – si mostra, 22 anni dopo, in una veste inedita. Il direttore del Taormina Film Festival, Marco Müller, ne ritrova la versione integrale: 220 minuti che presenta a Taormina, insieme al loro protagonista, Sergio Castellitto.
“Va savoir” di Jacques Rivette è un film pirandelliano. Ha al suo centro la messa in scena teatrale del Come tu mi vuoi dello scrittore siciliano. Con questo espediente, i temi della maschera, della follia, di un passato che torna, si fanno centro assoluto di una storia dentro la storia, di una storia rappresentata che si fa storia vissuta, di un cinema che richiama il teatro, che richiama a sua volta il cinema.
Pirandello è un autore molto caro a Castellitto che introduce il film al pubblico del Festival del cinema Taorminese: “Va savoir racconta la leggerezza della commedia e la profondità della tragedia pirandelliana. La base di partenza di Come tu mi vuoi si fa poi sempre più ingombrante. Pirandello è il re delle maschere, ha messo insieme psicoanalisi e grottesco, dietro ogni parola nasconde livelli e profondità di senso. Ed è stato il primo ad insegnarmi che un attore può essere autore di sé stesso. Cosa che il regista Jacques Rivette mi ha, poi, dimostrato, rendendo gli attori liberi di contribuire creativamente alla narrazione e confondendo i confini tra cinema e teatro”.
Camille (Jeanne Balibar) è un’attrice francese, vissuta in Italia per cinque anni per lavorare nella compagnia teatrale del suo compagno Ugo (Castellitto). Finché la compagnia decide di mettere in scena a Parigi l’opera di Pirandello Come tu mi vuoi. Così il film racconta il ritorno a casa di Camille, la sola attrice francese della compagnia. A Parigi, però, si troverà ad affrontare il passato condiviso con Pierre, ex fidanzato con il quale viveva un rapporto burrascoso.
Nel frattempo Ugo si dedica alla ricerca di un manoscritto di Goldoni, del quale pochissimi conoscono l’esistenza, aiutato dalla giovane attrice Dominique (Hélène de Fougerolles), angosciando e preoccupando una Camille lasciata da parte.
I temi cari alla poetica pirandelliana guidano la storia, tra finzione e realtà, maschere e identità, dove il teatro si rivelerà essere un potente strumento di rivelazione.
Scene inedite, confronti nuovi e momenti inaspettati trasformano il film in una nuova rappresentazione, ancora più ricca di sfumature che interrogano e catturano lo spettatore per 220 minuti.
“Voglio vedere in quanti saremo tra quattro ore”: concludeva così Castellitto la sua introduzione. E non ne rimane deluso, dinanzi a un pubblico presente e interessato.