MESSINA – Se fosse un film, il titolo potrebbe essere “La guerra degli emendamenti”. In una delle sessioni recenti più lunghe del Consiglio comunale, con all’ordine del giorno la votazione del regolamento Tari dopo la sospensione di martedì scorso, si è assistiti a un nuovo scontro tra la maggioranza e i partiti di opposizione. E stavolta è stato più duro e aspro del solito, tanto che su 22 emendamenti ne sono stati votati solo 10 (e ritirati 4) prima di arrivare, dopo oltre 3 ore e mezza e svariate sospensioni, a un nuovo stop: la votazione non c’è stata e i lavori sono stati aggiornati.
Tutto nasce dalla scelta della maggioranza di bocciare in blocco gli emendamenti presentati dagli altri partiti, nonostante i pareri favorevoli e le spiegazioni dei proponenti. In un clima surreale e sempre più teso, alle 22.13, poco prima del voto all’emendamento 11 presentato dal gruppo di Fratelli d’Italia, è stato Libero Gioveni a pronunciare una delle frasi clou della lunga serata dell’Aula: “Ognuno si assumerà le responsabilità politiche forti che crede”. E lo fa conscio che, pochi istanti dopo, la maggioranza sarebbe andata dritta per la propria strada, bocciando la modifica richiesta con cui si voleva reintrodurre la scontistica per chi conferisce in discarica, non presente nel regolamento in votazione. Nulla di fatto: arriva la bocciatura.
Poco dopo è Cosimo Oteri di Forza Italia a chiedere una sospensione per “i partiti d’opposizione o chi si ritiene tale”. E al ritorno in aula prende la parola Giandomenico La Fauci di Ora Sicilia, che ritira l’emendamento e abbandona i lavori: “Non voglio partecipare a questa farsa, visto che vengono bocciati emendamenti con pareri favorevoli. Abbandono i lavori e parteciperò per la dichiarazioni di voto se si farà stasera”. E fa lo stesso Dario Carbone, ritirando il suo ultimo emendamento e quelli del suo partito: “Non è stato apprezzato il tentativo di dare un contributo alla delibera”. Poi ancora Oteri: “Sono rattristato dalla mancata condivisione di alcuni emendamenti proposti. Non c’è stata alcuna apertura verso l’opposizione. Ho sottoscritto emendamenti proposti dal Pd, ma abbandonerò l’aula e tornerò eventualmente per la votazione della delibera”. Dopo la terza dichiarazione “di abbandono”, il presidente vicario del Consiglio comunale, Nello Pergolizzi, convoca i capigruppo al tavolo della presidenza.
Alla riapertura dei lavori, Pergolizzi fa la conta degli emendamenti ritirati. Sono tre: il 12 e il 13 di Fratelli d’Italia e il 14 di Giandomenico La Fauci, di Ora Sicilia. Tra i mugugni chiede la parola il consigliere Pippo Trischitta della lista Basile sindaco, che chiede di votare per la sospensione. Ma l’ultimo a intervenire è Felice Calabrò, capogruppo del Pd, conscio che nonostante il suo “no” al rinvio, la caduta del numero legale (con appena 16 consiglieri rimasti in aula) avrebbe dato a Trischitta una risposta positiva. E Calabrò, tra i più esperti in Consiglio, lancia un potente messaggio ai presenti.
“Oggi è il 16 marzo, nel ’78 veniva rapito Aldo Moro e trucidata la scorta – esordisce Calabrò -. Lo richiamo perché oggi è la palese dimostrazione che in quest’aula non alberga la politica. In quest’aula oggi abbiamo la chiara manifestazione di come non si sia ben capito qual è lo spirito del servizio a cui ognuno di noi dovrebbe tendere, assolvendo al ruolo di consigliere comunale. L’ho detto spesso, il consigliere comunale è il politico più stupido che esista perché si assume grandi responsabilità a pochi spicci. Ma ha la responsabilità di servire il cittadino e molti consiglieri questa sera non lo hanno capito. Non è giustificato bocciare emendamenti logici, non politici né di merito: solo logici. Non dico che non sia legittimo, ma abbiamo assistito a questo. Abbiamo reso un servizio? Sicuramente no. Lo abbiamo reso a chi ci guarda e assiste? No. Dobbiamo capire tutti che assolviamo a un ruolo, serve consapevolezza del ruolo e della responsabilità”.
La caduta del numero legale ha fatto il resto. Sul regolamento Tari si è giocata una partita a scacchi politica che arriva dopo tre giorni di Consigli: il rinvio di martedì della sessione ordinaria sullo stesso argomento; i duri faccia a faccia serali nel Consiglio straordinario di mercoledì sera con all’ordine del giorno i parcheggi di interscambio e le criticità viarie della città; e infine quello di ieri, giovedì 16 marzo, il più aspro nei toni e nello scontro. Volano gli stracci, anzi gli emendamenti: ma la partita è tutt’altro che chiusa e la tensione (politica) resta alta.