«Se i servizi di igiene cittadina non vengono garantiti adeguatamente a fronte dei sacrifici economici richiesti ai contribuenti, la TARI che paghiamo rischia di assumere i contorni di un "furto legalizzato", e poiché a breve termine giungeranno a casa i primi bollettini, ritengo non si possa non tenere conto dell'ennesimo scempio ambientale che sta investendo in questi giorni tutta la città». Con queste parole cariche di indignazione il consigliere comunale Libero Gioveni commenta quanto vergognosamente si vede ormai da giorni nelle nostre strade: «Messina è nuovamente sommersa dai rifiuti (è inutile ormai fare l'elenco delle zone visto che ormai ognuna di esse non ne è più esente) e le temperature più miti di questi giorni rendono ancor più gravi le condizioni igienico-sanitarie, senza considerare lo scabroso scenario offerto ai primi turisti dopo la brevissima e bella parentesi del Giro d’Italia. E poco importano adesso le cause, specie ai contribuenti che puntualmente pagano la tassa sui rifiuti e che di contro sono stanchi di ascoltare proclami da parte di un'Amministrazione che ha anche l'aggravante di avere un'identità "ambientalista”».
Per Gioveni ai cittadini che a breve dovranno stringere nuovamente la cinghia per pagare le onerose tariffe Tari non si può più chiedere di pagare un servizio che non funziona come dovrebbe tutti i santi giorni. «Se entro la fine della settimana l'emergenza non rientrerà, chiederò personalmente all'Autorità Sanitaria di riconoscere e certificare il "danno all'ambiente" così come abbiamo previsto in Consiglio Comunale approvando il Regolamento IUC, il cui art. 35 prevede in questi casi "il pagamento del tributo da parte dei soggetti coinvolti nella misura massima del 20%».
Tra l'altro, ricorda l'esponente centrista, già in altri Comuni in passato (all'epoca persino della vecchia Tarsu) un simile sistema "risarcitorio" è stato attuato: la città di Napoli, per esempio, attraverso una delibera di giunta del 30 dicembre 2011, decise di risarcire la popolazione anche per effetto di una sentenza del 2008 del Giudice di Pace di Napoli che aveva riconosciuto la validità dei ricorsi dinanzi a pagamenti dei cittadini per servizi mai erogati. «Di alibi e di tempo (4 anni) questa Amministrazione ne ha avuti a iosa, ma è giunto il momento adesso di tirare le somme attribuendo con atti precisi, da un lato le responsabilità e dall'altro un risarcimento sempre più dovuto».