A Messina, per l’anno 2022, una famiglia con tre componenti in una casa di 90 metri quadri paga 440 euro annui di Tari. La previsione per il 2023 è di 448 euro, ancora un lieve ritocco verso l’alto. Nel 2020 e 2021 il costo era di 424 euro, nel 2019 di 390 euro, nel 2018 di 375 euro.
Aumento costante e costo altissimo, tra le grandi città inferiore solo a quelli di Catania (536 euro) e Genova (451 euro). Per rendere l’idea, a Trento si pagano 160 euro, a Verona 204.
Si paga la scarsità d’impianti in Sicilia, tanto che di recente i rifiuti indifferenziati sono finiti persino all’estero. Messina manda i suoi rifiuti secchi alla discarica di Lentini, a 130 chilometri di distanza (che diventano 260 andata e ritorno), mentre l’umido va nell’impianto di compostaggio di Milisinni, al confine tra Catania e Lentini, a 120 chilometri di distanza (240 a/r).
Ecco perché Messina punta a costruire un impianto proprio per il trattamento dell’umido a Mili, dal costo di 33 milioni. Si attende ancora l’ultimo parere da parte della Regione (“la conferenza di servizi è in fase conclusiva, dobbiamo attendere” – ci dice il presidente della Srr Messina Metropolitana, Danilo Lo Giudice), poi l’opera dovrà essere aggiudicata entro il 31 dicembre 2023, tempi fissati dal Pnrr. L’attuale costo del servizio, da coprire con gettito Tari, è di 54 milioni. L’impianto di Mili permetterà un risparmio di 5 milioni e, dunque, un alleggerimento delle bollette di circa il 10 %.
Nel 2021 il Comune di Messina ha raggiunto il 43 % di raccolta differenziata, secondo i dati della Regione Siciliana. Nel 2022, secondo i dati del Comune, non ancora certificati, si è arrivati al 55 %. Nel 2023 l’obiettivo è il 60 %.
Negli ultimi anni il costo del conferimento del residuo secco indifferenziato è aumentato vertiginosamente, anche a causa dello smaltimento all’estero. Nel 2021 era di 134 euro a tonnellata, nel 2022 di 306 euro, nel 2023 di 401 euro. Così nel 2021 il Comune di Messina pagava 7 milioni e mezzo, mentre nel 2023 ne pagherà 17,6 milioni, più del doppio. Senza raccolta differenziata il dato sarebbe stato ancora peggiore: nel 2021 si sarebbero pagati 13,6 milioni, nel 2023 quasi 41 milioni. Senza l’aumento dei costi di smaltimento, il costo sarebbe sceso a poco più di 5 milioni.
Se non ci fosse la raccolta differenziata, una famiglia di tre persone in una casa di 90 metri quadri pagherebbe 765 euro, anziché i 440 attuali. Ecco perché il servizio è fondamentale, ecco perché più si fa più è un vantaggio per tutti.
Incrociando la lista di carico Tari aggiornata al 31 dicembre 2022 e la lista comunale anagrafica allo stesso periodo, è risultato che sono inserite 115.396 utenze domestiche, di cui 10.498 di non residenti. Per 7.819 nuclei familiari nessun componente risulta essere iscritto.
Potrebbero essere tassate in maniera diversa, ad esempio in coabitazione con altre famiglie ma, anche se fosse così, sarebbe coperta la parte fissa della tassa, cioè la superficie dell’immobile, ma non sarebbe tassata la parte variabile della tassa, che è proporzionale al numero di componenti.
Il valore di mancato gettito di questi residenti è di circa 3 milioni e mezzo di euro, calcolando come superficie una casa media di 90 metri quadri, che si traduce in una riduzione di tariffa del 6,2 %. L’obiettivo del Comune è quello di inserirle prima della creazione della fatture di acconto con data di pagamento 30 giugno 2023 e di fare i relativi accertamenti per omesse dichiarazioni entro il 31 dicembre 2023.
Nel catasto urbano del Comune di Messina sono presenti 198.258 immobili suscettibili a produrre rifiuti ma ben 68.641 non sono presenti in banca dati Tari. Una volta verificato lo stato di tassazione, l’obiettivo è di far diminuire il costo medio a 312 euro, in linea con la media nazionale.