L’obiettivo del Governo è quello di ridurre le Camere di Commercio da 105 a 60 e, per farlo, è stato posto il limite minimo di 80mila imprese iscritte per ognuna. In provincia di Messina sono circa 69mila, ecco perché l’ente camerale messinese risulta tra quelli destinati ad accorpamento.
In realtà, Messina potrebbe anche decidere di mantenere la propria autonomia ma perderebbe l’accesso al fondo perequativo, che ammonta a circa un milione di euro. Una cifra alla quale è difficile rinunciare se si pensa anche al fatto che quest’anno il tributo camerale è stato ridotto del 35 % ed il taglio aumenterà fino al 40 e al 50 % nei prossimi anni.
In Sicilia, per di più, si pone il problema delle pensioni, visto che, mentre nel resto d’Italia gli ex dipendenti sono pagati dall’Inps, nella nostra regione il pagamento spetta proprio all’ente camerale.
Se n’è parlato stamane nel corso di un tavolo tecnico convocato dalla presidente del Consiglio comunale, Emilia Barrile, al quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni di categoria e della politica messinese. Hanno preso la parola i presidenti di Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Confindustria, Sada Casa e Alces, oltre al sindaco Accorinti e ai deputati regionali Formica, Panarello, Greco, Laccoto, Rinaldi, Picciolo e Ardizzone.
A fare chiarezza, ci ha pensato proprio il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone: “Al momento non c’è ancora nessuna decisione – ha affermato – ma solo delle ipotesi. Tra queste, respingo quella dell’accorpamento con Catania perché per Messina non sarebbe conveniente essere assorbita da una realtà economica più forte. Credo invece ad un accorpamento con Enna che permetterebbe di salvare sia l’autonomia, perché presidente e segretario resterebbero a Messina, sia il fondo perequativo. Certo, bisogna anche vedere se Enna è d’accordo, visto che aveva già espresso l’intenzione di essere accorpata a Palermo. A mio avviso ci può essere unità d’intenti considerata anche la vicinanza delle due province sui Nebrodi. In ogni caso, la decisione spetta al Consiglio camerale. Facciamolo insediare, a maggior ragione adesso che c’è una sentenza del Tar in tal senso, e dopo faremo tutti i ragionamenti necessari. Fermo restando che anche la scelta di un eventuale accorpamento spetta alle associazioni di categoria, non alla politica”.
Pochi giorni fa, infatti, il Tar ha accolto il ricorso inoltrato dalla Confcommercio per il reinsediamento degli organi camerali di un ente che è commissariato da quasi tre anni. E su questo non sono mancate le critiche da parte del presidente Picciotto, che ha ricordato che la sentenza del Tar è subito esecutiva, e dei deputati Rinaldi e Picciolo. Il capogruppo del Pdr, in particolare, ha posto il dubbio sulle motivazioni che hanno portato alla scelta della soglia di 80mila ed ha invitato il sindaco a battere i pugni per far sentire la voce della città. Se fosse ridotta a 70mila, infatti, Messina potrebbe rientrarci per il rotto della cuffia. Focus anche sulla città metropolitana e sui presìdi necessari che invece si tende a smantellare, condiviso anche dal deputato Formica e dal presidente di Confesercenti, Calabrò.
Confindustria, invece, tramite il presidente Schipani ed il vicepresidente regionale Blandina, ha posto l’attenzione sull’aspetto pensionistico, ricordando che addirittura il 60 % dei fondi della Camera di Commercio viene utilizzato a tale scopo. “Vogliamo che la Camera di Commercio abbia un sistema efficiente – ha tuonato Blandina – non quello inutile degli ultimi 40 anni in cui gli imprenditori hanno pagato tasse per mantenere un pensionificio”.
Prossimo passo, allora, l’elezione di un nuovo Consiglio camerale per porre fine ad un commissariamento durato troppo a lungo. Subito dopo si dovrà pensare al da farsi. E, se tutto fosse confermato, la strada maggiormente condivisa dalla politica, per salvare fondi e presidio, sembra essere quella dell’accorpamento con Enna.
(Marco Ipsale)