Sul palco un “one man show”, un trascinatore che per oltre due ore prenderà per mano il pubblico e lo coinvolgerà in un percorso suggestivo e fantasioso attraverso la storia del cinema raccontata in maniera accattivante ed originale.
E’ questo quello che esprime e propone Arturo Brachetti nel suo show “Brachetti, Ciak si gira”, regia di Serge Denoncourt che andrà in scena dal 22 al 27 febbraio al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.
Il filo conduttore dello spettacolo trova la sua ispirazione nel cinema, autentica passione dell’attore torinese ed attraverso questo percorso si intraprende un viaggio nella storia del cinematografo in cui Brachetti si trasforma in una sessantina di personaggi.
Da Fregoli ai cortometraggi di Melies, dalle ombre cinesi ai grandi capolavori del cinema mondiale, questo il repertorio di Arturo Brachetti, vero mattatore in scena.
Si inizia con un grande televisore che invade il palco ed in cui l’artista assume i ruoli dei personaggi della tv dei ragazzi che hanno caratterizzato gli anni settanta del piccolo schermo: Crudelia De Mon, Mary Poppins, Zorro, Maciste e cowboys il tutto realizzato con fulminei cambi di di costume.
Si passa alla scoperta del cinema horror con un tête-à-tête esilarante tra un esorcista e Nosferatu per poi travestirsi e trasformarsi nel mostro di Halloween che, dopo aver sezionato una bambina indemoniata, si innamora di un fantasma dispettoso.
E poi si spazia dai musical al fantasma dell’opera fino a giungere ai primordi del cinema d’animazione, le ombre cinesi in un percorso funambolico che tiene in pugno l’attenzione del pubblico.
Il primo atto si chiude con una rivisitazione del mondo felliniano e della sua evocazione fantasiosa di un mondo incantato arricchito dalla immensa inventiva scenica del regista riminese.
La seconda parte si sviluppa attraverso la rivisitazione dei capolavori del cinema americano: Charlie Chaplin, King Kong, Rossella O’Hara, Gene Kelly, Frankestein, Biancaneve, Liza Minnelli ad Harry Potter fino a terminare con il cinema d’autore.
Un caleidoscopio di immagini che trasformano Brachetti in un moderno Peter Pan che si immerge in un sogno recondito difficilmente realizzabile nella vita quotidiana ma che rappresenta nutrimento per le mai svanite fantasie infantili, una sorta di zapping non solo scenografico ma anche psicologico che racchiude in ogni trucco facciale ed in ogni personaggio un elemento universale da cui trarre insegnamento per quel mondo che spesso lascia poco spazio alla narrazione creativa.