“La menzogna vive tra noi: nella pubblicità, in politica o in contesti quotidiani, sempre declinata secondo un sentimento appartenente alla condizione umana, dunque come materia privilegiata per il teatro”. A un mese di distanza dalla regia della “Bohème”, convincente ritorno dell’opera lirica nella città dello Stretto, il messinese Giorgio Bongiovanni si misura con l’allestimento del “Bugiardo” di Carlo Goldoni, un classico immortale del teatro italiano in scena al Vittorio Emanuele da stasera fino a sabato 30: “Nel Bugiardo appaiono i personaggi in maschera della commedia dell’arte in uno sviluppo già proteso verso il teatro realistico: il nostro lavoro ha un profondo rispetto per la tradizione, come era accaduto anche per la Bohème, con il necessario innesto, tuttavia, di elementi moderni e contemporanei”.
Un bugiardo irriducibile, Lelio (Angelo Campolo) riesce a conquistare il favore del pubblico nonostante la spregiudicatezza delle proprie azioni: “L’ingiustizia produce paradossalmente maggiore simpatia tra la gente e, per tale motivo, rimane spesso impunita – ha proseguito Bongiovanni – tutti siamo toccati da un certo tipo di narrazione: un classico riesce a dialogare con un pubblico di epoche differenti per la forza con cui riesce a descrivere ed analizzare le pulsioni umane. La parte comica è talvolta predominante, ma tra le pieghe delle varie situazioni anche burlesche si fa spazio la riflessione sulla fragilità delle passioni: l’attualità resta intatta in ogni possibile contesto”. Con Angelo Campolo in scena, tra gli altri, anche Luca Fiorino, Roberta Catanese, Carmen Panarello, Simone Corso e Adriana Mangano: “Seguendo una precisa indicazione del Teatro Vittorio Emanuele, la compagnia è stata formata coinvolgendo in gran parte attori messinesi, con la necessaria integrazione di alcuni professionisti specializzati da anni nel lavoro con le maschere della commedia dell’arte come Tommaso Minniti e Leonardo De Colle”.
Un ritorno nella propria città, quello di Bongiovanni, che ha segnato alcuni dei momenti più attesi dell’intera stagione teatrale: “Sono stati due mesi intensi e faticosi, con l’entusiasmo a fare da contraltare alle difficoltà fisiologiche incontrate per l’allestimento di opere di questo genere. In questa direzione – ha concluso il regista – voglio ringraziare i tecnici del Teatro Vittorio Emanuele, la sartoria e le maestranze, lavoratori di grandissimo valore professionale e umano che operano lontano dai riflettori con immensa dedizione”.
Domenico Colosi