Si presenta con un biglietto da visita importante la produzione del Teatro di Messina che, dal 14 al 18 maggio, concluderà la stagione di prosa del Vittorio Emanuele con una grande prima nazionale, molto attesa in tutta Italia: -Todo modo-, uno dei più famosi romanzi di Leonardo Sciascia.
Si tratta di un romanzo pubblicato nel 1974, nella versione per il palcoscenico firmata da Matteo Collura, diretta da Fabrizio Catalano Sciascia (nipote di Leonardo) e Maurizio Marchetti e interpretata nei ruoli principali da Pino Caruso, Virginio Gazzolo e dallo stesso Marchetti.
Lo spettacolo è coprodotto con l’Apas di Sebastiano Calabrò, ideatore del progetto e responsabile della tournée in programma nella prossima stagione. Gli altri attori sono Paola Lorenzoni, Antonio Alveario, Carlo Del Giudice, Maurizio Puglisi, Andrea Florio e Antonio Locorriere. Scene di Francesco Scandale, costumi di Francesca Cannavò, musiche di Germano Mazzocchetti, disegno luci di Maurizio Viani.
“Ho lavorato a questa versione teatrale – spiega Collura – tenendo conto di quanto Sciascia mi confidò relativamente a Todo modo e a tutto quanto (religione, politica e costume) ruota attorno al racconto. Per questo il dramma dovrebbe risultare di scottante attualità riguardo la società italiana e il suo storico travagliato rapporto con la Chiesa. Quando fu pubblicato, nel 1974, non avrebbe dovuto essere letto come un libro contro la Democrazia Cristiana, come allora si disse e come lo stesso Sciascia precisò in alcune interviste, ma come un’allegoria contro la parte più retriva della Curia romana, contro gli uomini che detenevano il potere. È qui che il pensiero di Sciascia si dispiega nella sua massima espressione. Da questo punto di vista, nel dramma, la figura di don Gaetano appare molto emblematica e attuale-.
Il romanzo attraverso una struttura da giallo disegna una metafora politica e religiosa. Si racconta di una serie di delitti durante gli esercizi spirituali che un gruppo di politici, guidati da un potente prete (appunto don Gaetano), stanno conducendo in un eremo. La novità della versione teatrale è che il personaggio del Pittore è stato trasformato nello Scrittore, quasi in una possibile identificazione con Sciascia.
La parte politica di questo giallo metafisico è molto forte, come ricorda Fabrizio Catalano Sciascia: “Il libro di mio nonno, e quindi anche lo spettacolo, è un’impietosa denuncia dei mali che affliggono la società italiana, e non solo: la corruzione, la schizofrenia del potere e, ancor di più, una dilagante, inarrestabile mancanza di idee. È stato un libro profetico, dunque, illuminante, che, fedele alla poetica sciasciana, ribalta le regole del poliziesco. Nel poliziesco tradizionale, infatti, il crimine giunge a rompere l’equilibrio di una società perfetta; solo attraverso la scoperta e la punizione del colpevole la ferita, nel tessuto sociale, si rimargina: e tutto torna come prima, come se nulla fosse accaduto. Nelle opere di Sciascia, invece, la società è tutt’altro che perfetta, ed il delitto è come un vaso di Pandora: dal quale fuoriesce l’ingiustizia che permea le nostre società. Il crimine appartiene all’uomo e alla società malata che l’uomo ha creato. Perciò, spesso, è impossibile individuare il colpevole, i colpevoli-.
Maurizio Marchetti, il presidente dell’Ente Teatro Egidio Bernava e il sovrintendente Paolo Magaudda mettono l’accento sulla “messinesità- di questo Todo modo: nel cast ci sono gli attori messinesi Antonio Alveario, Maurizio Puglisi e Andrea Florio, la costumista è Francesca Cannavò, tutti i tecnici sono quelli del Teatro di Messina. “È l’occasione – aggiunge il direttore artistico – per studiare seriamente la possibilità di creare un centro di produzione siciliano della prosa che possa poi essere distribuita in tutta Italia-.
(Nella photogallery di Dino Sturiale alcune immagini dello spettacolo)