Mariangela D’Abbraccio sarà “Teresa la ladra” a Taormina domani (30 luglio), alle 21,30 nel teatro della Villa Comunale. Una commedia grottesca che narra le peripezie di Teresa Numa, madre sempre alla ricerca di un nuovo mestiere e costretta a rubare per vivere. Nel difficile periodo storico contrassegnato dalla Seconda guerra mondiale in Italia, si consuma la dolorosa epopea di una donna fragile che conoscerà il dolore della prigione e la solitudine del manicomio. Si sviluppa così un racconto tragicomico, irresistibilmente tenero. Emerge la straordinaria efficacia di Dacia Maraini nello scandagliare l’animo femminile e nel rivelarne gli aspetti più nascosti attraverso una scrittura naturale e sempre comprensibile.
Prima era un romanzo, «Memorie di una ladra», pubblicato nel 1972. L' anno dopo diventa un film, «Teresa la ladra». Ora approda al teatro. L'autrice è sempre la stessa, Dacia Maraini. Cambiano le interpreti: sul grande schermo, Monica Vitti; in palcoscenico, Mariangela D' Abbraccio. Lo spettacolo, con la regia di Francesco Tavassi e con le musiche inedite di Sergio Cammariere, va in scena nell’ambito della sezione Teatro di Taormina Arte diretta da Simona Celi.
Questo spettacolo è quasi un’operetta musicale, una forma di teatro-canzone, una produzione originale che arriva a Taormina con la “colonna sonora” composta da Sergio Cammariere oltre ad alcuni brani originali, composti su testi della stessa Maraini.
«Mi sono divertita ad adattarlo drammaturgicamente – ha affermato Dacia Maraini – ho dovuto lavorare molto sulla lingua, che non deve essere dialettale, ma risultare quella popolare di una donna semianalfabeta. Quella di Teresa, infatti, è una storia da "romanzo picaresco"».
Approfondendo l’aspetto musicale, l’incontro tra Dacia Maraini e Sergio Cammariere ha dato vita a nove canzoni inedite, alcune dotate di una struttura tipicamente “villanesca”. In altri brani, riecheggia la canzone popolare e la chanson dramatique con tarantelle, madrigali e filastrocche. Un immediato e importante riferimento è quello delle opere del grande chansonnier Georges Brassens. I temi della guerra, della prigione e della violenza sono gli stessi già raccontati dal grande Maestro, con la sua ironia un po’ amara, dissacrante, divertita, quasi da cabaret e la sua profondità densa di allegorie della drammaturgia. Più che di canzoni si tratta allora, di piccole opere d’arte che raggiungono rari picchi di espressività. Ognuna di esse è, infatti, un quadro ben preciso, netto, pennellato con grande vigore e intensità dalle musiche di Sergio Cammariere, già noto al grande pubblico per le sue doti di raffinato pianista, autore e interprete e ora finalmente disposto a una primissima incursione nel teatro con estrema versatilità, a conferma di una personalità artistica multiforme, viva e poliedrica.
“Teresa è una donna coraggiosa che ho conosciuto in carcere mentre facevo un’inchiesta sulle prigioni femminili – ha raccontato Dacia Maraini-. Mi ha colpito di lei il fatto che fosse analfabeta, ma avesse una intelligenza originale e vivacissima, che fosse generosa, intraprendente, pronta a fare dell’umorismo su di sé e sugli altri. Ho aspettato che uscisse dal carcere – ha proseguito la Maraini – sono andata a trovarla ad Anzio dove abitava e le ho chiesto di raccontarmi la sua vita. Da lì è nata un’amicizia che poi è continuata fino alla sua morte. Dalle nostre conversazioni, e dai tanti ritratti che ho fatto delle carcerate, è nato un libro e poi un film che Monica Vitti ha interpretato con grande piglio e sapienza. Un personaggio pronto a trasformarsi e prendere corpo in attrici di diversa provenienza, ma unite dall’amore per gli esclusi e gli emarginati”.
“Inoltre – ha dichiarato l’autrice – Mariangela D’Abbraccio, un’attrice che stimo per la sua dolcissima determinazione e il suo amabile ardimento, mi ha chiesto di farne un monologo. Ed eccoci qui, accompagnati dalle bellissime musiche di Sergio Cammariere, a portare ancora una volta davanti al pubblico questo straordinario personaggio, nato in un’Italia dai tempi duri e difficili, ma anche pieni di sogni e metamorfosi umanissime”.