-Il nostro amore schifo- alla Sala Laudamo

MESSINA (gi.gi.).- Una ventata di novità e di freschezza teatrale è arrivata da due giovani ventenni. Lui proviene da Bari e si chiama Francesco D’Amore. Lei è di Messina e di nome fa Luciana Maniàci (credo con l’accento sulla “a”, anche se la loro compagnia, giocando sui due rispettivi cognomi si chiama “Maniaci D’Amore”, questa volta senza alcun accento e con qualche preoccupazione, per loro due s’intende). Non li conoscevo e da quello che ho visto direi che sono nate due stelle. Due sicuri protagonisti della scena di questo scorcio del terzo millennio. Lo spettacolo in questione s’intitola Il nostro amore schifo, scritto, diretto, interpretato dallo stesso D’Amore assieme alla Maniaci. Cinquanta minuti di spettacolo con reiterati applausi e risate, ruotante attorno ad una giovane coppia i cui nomi Werther e Carlotta ci rimandano ai due protagonisti dell’opera di Goethe I dolori del giovane Werther. Da qui il titolo “Bildungsroman” (romanzo di formazione) della breve rassegna curata da Dario Tomasello alla Sala Laudamo pure con altri autori-attori under 30. Sulla scena di Lucia Giorgio solo cinque sedie e un tavolo centrale, sul quale vi salta sopra Carlotta per i suoi sproloqui nel giorno del suo compleanno. Arriva Werther, fulmineo e ipnotizzante come Mandrake e in un battibaleno decide, legandole mani e braccia e zompandole addosso, che lei sarà la donna della sua vita, anche se le dichiara che dietro l’angolo per lui c’è solo il suicidio. Suicidio che non arriverà mai, né quando si presenterà ai genitori di lei (che non si vedranno mai, anche se non guasterebbe l’uso di fantocci), né quando giungeranno delle crisi e altri avvenimenti che accompagneranno la coppia sino all’età adulta e alla vecchiaia. Uno spettacolo intelligente, divertente e irriverente, cui non mancano momenti grotteschi di cinismo misto ad una comicità che può rinvenirsi nelle strip di Charlie Brown o di Andy Capp, ma pure in alcuni testi di Alan Ayckbourn (Confusions…) o di Ionesco (Delirio a due, La cantatrice calva etc…). Davvero bravi questi due giovani protagonisti. Francesco D’amore ha una faccia di gomma, il ciuffo nervoso, lo sguardo truce e bonario di Indiana Jones. Luciana Maniaci sembra un’eroina da film muto che mette in luce il candore del suo viso e le battute che dice le vengono giù con molta naturalezza e con uno spiccato senso della scena. Li ri-vedremo quanto prima, statene certi.- Gigi Giacobbe