Lo spettacolo, andato in scena nel delizioso teatrino catanese Sala Chaplin nello scorso weekend, si inserisce nel solco del programma proposto da La Carrozza degli Artisti, capitanata dalla versatile artista Elisa Franco, con intenti dichiarati di omaggiare la memoria del suo maestro Costantino Carrozza. Già nel mese di gennaio, con Beyond Therapy di Cristopher Durang, piéce dai toni esilaranti e dal folle ritmo, si è avuto un saggio della stagione teatrale.
Le tre donne conferma la validità dell’offerta, di registro totalmente diverso dalla precedente rappresentazione, ove è trattata sapientemente attraverso i testi di tre atti unici di acclarati autori – e cioè Caccia al lupo di Giovanni Verga, La morsa di Luigi Pirandello e Canicola di Rosso di San Secondo – la tematica della drammatica solitudine alla quale le donne dell’epoca, pur con riferimento a diverse estrazioni sociali e contesti, sembrano inchiodate. L’estremo espediente, foriero di una chimerica liberazione dall’isolamento in quelle strutture societarie, parrebbe essere solo l’adulterio, anche in risposta alle delusioni che quei matrimoni hanno generato. La condizione femminile in famiglia, e più in generale in società, è centrale nell’opera teatrale, ove i tre personaggi femminili, visti nella qualità di “mogli di…” – e cioè Mariangela, Giulia e Valeria, tutte egregiamente rese da una grande Elisa Franco – sono sostanzialmente esclusi da una vera partecipazione all’umano consorzio. La trilogia si è avvalsa anche dell’interpretazione di Nicola Diodati nei ruoli di compare Lollo, Andrea Fabbri e dell’avvocato Mauro Barco, di quella di Mattia Garretto, alias Bellamà, di Stefano Rizzo nei panni dell’avvocato Serra, di Toni Gravagna, che ha ricoperto il ruolo di Gualtiero Gubani (oltre che aver svolto la parte di sinossi vivente) e infine di Eraclea La Rocca, che ha impersonato Anna, la cameriera di Giulia. La regia di Elisa
In questa prova eccellente grande è stata la sua capacità di spaziare, dalla sottomessa Mariangela, chiusa in un mondo deprivato di atavici retaggi maschilisti, alla borghese Giulia che, pur in una condizione meno passiva, è pur sempre una perdente e paga con la propria vita il tentativo, con mezzi errati, di riscatto della propria condizione, e infine a Valeria, che parrebbe figura risoluta e aggressiva, ma che è anch’essa infine vinta dall’adulterio, generato da una profonda insoddisfazione esistenziale. Donne, dunque, che si perdono negli adulteri sulla scia tracciata anche dalla Emma Bovary di Flaubert.
Tosi Siragusa