Monologo per grande attrice, potrebbe essere definito così lo spettacolo -Donna non rieducabile- di Stefano Massini, interpretato da Ottavia Piccolo con la regia di Silvano Piccardi e le musiche per arpa eseguite dal vivo da Floraleda Sacchi. L’appuntamento è nella Sala Laudamo dal 18 al 20 febbraio per la sezione -Concerto per Attore Solo- del cartellone di prosa dell’Ente Teatro di Messina. La -donna non rieducabile- è Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, un omicidio che ha gettato un’ombra profonda sulla democratizzazione della Russia dopo la caduta del regime sovietico.
-Anna – scrive Piccardi nelle note di regia – non era una militante politica, era una giornalista. Una giornalista e una donna, senza alcuna mira di potere o altro, se non quello di portare avanti, con tenacia e determinazione, il proprio mestiere. Il suo fu uno sguardo aperto, senza prevenzioni né compromessi, su quanto avveniva nel suo paese, partendo dalla lontana Cecenia, per arrivare a incontrare i momenti più terribili della recente storia russa (dalla strage al Teatro Dubrovka di Mosca, a quella nella scuola di Beslan). Nel memorandum “Il sangue e la neve”, l’interprete femminile che raccoglie il testimone caduto dalle mani della Politkovskaja nel momento della sua eliminazione (in una ideale staffetta in cui l’attrice non si sostituisce alla persona, facendone un personaggio “teatrale”, ma semplicemente ne prolunga fino a noi la forza e il valore), sottolinea che Anna si riteneva, ed era, una “giornalista”. Punto. Un ruolo sempre più scomodo nella “società della comunicazione” e del controllo mediatico delle coscienze: in questa “civiltà”, fare cronaca, pura e semplice e sincera cronaca, significa essere già in prima linea, esposti quindi a tutte le forme di rappresaglia, dalla più indiretta, silenziosa e segreta, alla più mirata e tragica-. Un personaggio ideale per Ottavia Piccolo, un’attrice capace di intima adesione non solo a un personaggio ma anche all’idea – la più profonda, intima e interiore – che rappresenta.
-Affrontando il testo di Stefano Massini – scrive ancora Piccardi – mi resi conto che non si trattava di mettere in scena il “personaggio” di Anna Politkovskaja, né, tanto meno, di farne un’eroina da feullieton politico. Si trattava al contrario di restituire al pubblico, nella forma più diretta, più semplice, più anti-retorica possibile, il senso della scelta di verità, compiuta da una giornalista che volle andare a vedere dentro gli eventi, per restituircene, con sguardo limpido e coraggioso, personaggi e vicende. Mettere in scena uno sguardo, quindi: questo il compito mio e di Ottavia. Suggerendo il contesto realistico, evocando la persona attraverso le sue testimonianze, ricreando la condizione di solitudine che mano a mano la circondò, fino a soffocarla. E Ottavia Piccolo ha dato voce allo smarrimento, all’orrore, alla dignità e anche all’ironia di questa donna indifesa e tenace, con il rigore e l’intensa partecipazione di una attrice che in quei valori di libertà si identifica fino in fondo-.