-Il ritorno di Leo- dell’autrice, attrice e regista messinese Donatella Venuti, testo segnalato al Premio teatrale nazionale Vallecorsi 53° edizione anno 2004, è il secondo appuntamento del cartellone -La casa degli artisti-, in scena nella Sala Laudamo dal 26 al 28 novembre. È interpretato dalla stessa Venuti, da Alessio Bonaffini e da Nicola Buonomo.
Ne -Il ritorno di Leo- ovvero -Ritratto di famiglia in un interno- i due protagonisti, Lui e Lei, sono visti in un arco di tempo oscillante dalla giovinezza alla maturità ma non rigidamente cronologico; poi c’è l’Altro, il figlio Leo, sempre Assente anche quando vive in famiglia, gioia per la madre, orgoglio per il padre e garanzia di continuità soprattutto perché maschio ed erede della stirpe. Nella vita della coppia che trascorre apparentemente tranquilla, apparentemente senza scosse tutto è ripetitività: le liti con gl’improvvisi pianti isterici di Lei, i tradimenti di Lui, le gelosie, i sogni di un amore diverso non corroso dal tempo; la preparazione rituale ad interminabili feste mangerecce che segnano gli anniversari del figlio.
Nella bizzarra apprensione e nell’amore della madre traspare il ritratto di un figlio come tanti che acquista quasi un volto, diventa personaggio, si fa attendere. È l’Assente protagonista che fa il suo ingresso nella scena finale a sipario chiuso. Chi è questo straniero che come un uragano coinvolge e travolge tutto?
-È una commedia sull’amore, divertente ed amara con quel retrogusto aspro che lasciano le situazioni tanto reali quanto paradossali – dice Donatella Venuti -. Ho immaginato una specie di macchina del tempo che, come una moviola, si fermi su taluni momenti, appunto, da ricordare: le feste, le ricorrenze, i compleanni come se la vita di un nucleo familiare si potesse condensare in un album di ricordi, come se tutto il film di una vita potesse essere raccolto in una sequenza di immagini che danno il senso si di un’esistenza ma non ne restituiscono l’anima. Emergendo direttamente dal quotidiano, disperatamente, questi personaggi rivendicano il loro diritto di appartenere all’immaginazione e tanto più simili sono alla realtà, tanto più rivendicano la loro vocazione al sogno-.