Sciroccu, Piscistoccu…e malanova

Recensione teatrale:

SCIROCCU, PISCISTOCCU E…MALANOVA

Sulle note di “Voce e notte- , scritta nel 1903, introdotta dalla fisarmonica suonata con grande classe da Francesco Repici , e interpretata intensamente da Ketty Ragno, si apre il sipario sulla nuova fatica teatrale della compagnia “Angelo Maio-, accolta, ancora una volta, favorevolmente dal pubblico che ha riempito il teatro “Annibale Maria Di Francia- dal 4 al 6 aprile. Il testo dal titolo “Sciroccu, piscistoccu e… malanova-, ad opera di Pietro Barbaro, presenta uno spaccato risalente al terribile terremoto che ha colpito la città di Messina il 28 dicembre del 1908, proprio un secolo fa, attraverso dei personaggi che sono sopravvissuti ai cumuli di macerie e nuvole di polvere. Le loro re-azioni sono caratterizzate o da una voglia di ricominciare con coraggio e onestà, per alcuni, mentre per altri la sciagura rappresenta un’occasione di sciacallaggio per arricchirsi. Ed in questa contrapposizione tra il bene e il male si snoda la tessitura narrativa, su uno spazio rappresentato semplicemente da una delle tante baracche costruite come tetto per gli sfollati, che alterna momenti di leggerezza e humour ad altri di grande tensione emotiva. Bellissima e coinvolgente la scena, che chiude il primo atto, tra il protagonista e la figlia cieca, accompagnata dalle parole dolci e poetiche del canto siciliano “E vui durmite ancora- , in cui il padre ritrova improvvisamente la memoria, a sottolineare che l’amore può compiere il miracolo e permettere la ripresa esistenziale di storie personali interrotte da circostanze tragiche. Lo spettacolo risulta scorrevole, ha un ritmo agile, merito anche di una recitazione che, al di là delle tecniche, mostra un affiatamento tra tutti gli attori impegnati sulla scena. Piacevole e sorprendente la performance di Lillo Sanfilippo nel ruolo di Turiddu ‘u babbu’, un’anima candida che esprime, in maniera esilarante e divertente, le sue radici popolari in versi, a difesa delle creature più deboli, strappando in più occasioni l’applauso del pubblico. Ketty Ragno rivela doti di attrice dal temperamento drammatico e risulta straordinaria soprattutto nella interpretazione del classico napoletano “I te vurria vasà- che non sfigura assolutamente con le 186 versioni differenti esistenti e con la sua prima interprete Ersilia Samperi, diva acclamata del caffè chantant agli inizi del novecento. Concludiamo con ciò che scrive Pietro Barbaro, autore, come già detto, nonché splendido protagonista, nelle note di presentazione: ‘in un tempo, come il nostro, in cui per troppi l’unica dimensione di vita sembra essere un presente staccato dalle radici del passato e privo della prospettiva dell’avvenire, il teatro può essere, più che in altre epoche, una preziosa risorsa per la società e un’opportunità per riflettere sulla condizione dell’uomo di ieri e di oggi’.

Pippo Augliera