-A Siracusa sarò un Edipo incazzato-. Parola di Giorgio Albertazzi

Come le è nata l’idea di mettere in scena le Lezioni americane di Italo Calvino?

L’idea è nata a Parigi a Maurizio Scaparro una decina d’anni fa quando scelse Orlando Forioso (con la “o- non con la “u-) come regista e ha voluto che si rappresentasse poi nel Théâtre des Italiens da lui diretto. Poi lo spettacolo è stato ospite per quaranta giorni al Piccolo Eliseo di Roma, poi ancora a Taormina Arte e poi ancora in giro per l’Italia-.

Originariamente le Lezioni americane dovevano essere sei proposte per il prossimo millennio, poi Calvino muore prima di poterle illustrare agli studenti della prestigiosa Università di Harvard nel Massachusetts nell’anno accademico 1985-1986 e il volume pubblicato postumo, curato dalla moglie Esther, contiene solo cinque memos ( Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità ) mancando della Consistenza, di cui era stato delineato solo il titolo. Perché di questi cinque promemoria ha scelto la Leggerezza?

Perché era quello più vicino alla mia sensibilità, alla mia cultura, ai miei interessi di uomo di teatro, incuriosito di scienza, di letteratura e di poesia, che cerca di vivere con molta leggerezza in questo mondo sempre più pesante.

Lei ha conosciuto di persona Italo Calvino?

Pensi, ironia della sorte, che abbiamo fatto insieme un anno d’Università nella facoltà di Agraria, forse perché il padre era agronomo la madre botanica… credo fosse il 1941…mi pare che lui non completò gli studi universitari, mentre io poi mi sono laureato in architettura.

Lei spesso dice d’essere un attore per caso e preferisce che di lei si dica essere un autore, uno scrittore, qualcuno che reinventa una propria scrittura scenica. Insomma chi è lei?

Un po’ tutte queste cose…forse ha ragione Cordelli (il critico del Corriere della Sera, n.d.r.) quando dice che io sono un performer, qualcuno che ha ottenuto importanti affermazioni e cerca di perpetuarle nel tempo.

Lavora moltissimo, infatti oltre a queste Lezioni di Calvino è in giro per l’Italia con altri spettacoli. Vuole ricordare quali?

Sì è vero lavoro e giro molto. Pensi che con questo sono sette gli spettacoli che mi vedono un po’ su tutti i palcoscenici della penisola. Con Michele Placido faccio Racconto italiano, un testo curato da me, finanziato dalla Banca Intesa, in cui vedo il nostro Paese come un grande balena arenata e ci vuole un delfino per tirarla fuori… il delfino siamo tutti noi, non Berlusconi. Poi faccio Dante legge Albertazzi con un quartetto d’archi, anche questo è un mio testo, rappresentato di recente pure ad Agrigento. Sono i miei racconti con Dante. Io stesso vesto il personaggio col copricapo da iconografica classica che corre lungo le orecchie. Lo vedo passare a Firenze rasente ai muri, scuro in volto, pallido, non col suo naso adunco ma solo un lungo naso che dice: “ Dov’è Albertazzi? Mi cambia tutti i versi. Se lo becco glielo dò io l’Inferno “. Poi il Moby Dick di Melville con la regia di Latella, poi ancora La forma dell’incompiuto, anche questo scritto da me, in cui immagino la bellezza come armonia dell’imperfezione e un teatro che non è né la pagina né l’azione scenica ma un demone mediatore. Ancora, Il mare d’altro con mia drammaturgia, una sorta di Odissea con un novello Ulisse e infine Il Diario di Adriano, tratto dalle “Memorie di Adriano- di Marguerite Yourcenar.

Si mormora sempre che il Teatro sia in crisi. Lei come la pensa?

La crisi è un segno di movimento e di rinnovamento, ma credo che un fantasma s’aggiri in Europa ed è l’antiteatro, qualcosa che va perdendo sempre più i petali del ben confezionato e definito. Vedremo come andrà a finire.

A maggio e giugno prossimi a Siracusa per gli spettacoli dell’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico) Elisabetta Pozzi vestirà i panni di Medea di Euripide con la regia di Zanussi e lei sarà protagonista dell’Edipo a Colono di Sofocle. Perché non è stato aggiunto anche l’Edipo re in un unico spettacolo?

Per i costi e poi perché l’Edipo a Colono sarà preceduto da un monologo che ricapitolerà l’Edipo re.

Come sarà il suo personaggio?

Incazzato, astioso, non soltanto perché accecandosi Edipo non vede più niente, ma per la sua vecchiaia che diventa sempre più ingombrante.

A proposito di età le enciclopedie teatrali riportano che lei è nato a Fiesole nel 1925, ma un momento fa ha detto d’essere stato collega d’Università di Calvino che è nato nel 1923. Qualcuno asserisce che lei si nasconde due anni. Allora quanti ha, 83 o 85?

Ho l’età che ho. Quella d’un vecchio che diventa sempre più giovane.