L’amore esemplare serbato nella mente del piccolo Daniel
Dal testo fumettistico Un amore esemplare di Daniel Pennac e Florence Cestac, Clara Bauer e l’autore stesso hanno tratto l’adattamento teatrale andato in scena da ultimo sul palcoscenico cittadino, con la regia della Bauer. Cestac e Pennac – presenti sul palco ad interpretare se stessi – e Massimiliano Barbini e Ludovica Tinghi, a rendere comprensibili al pubblico, che ha affollato il teatro, quelle storie, disegnate dal vivo in bianco e nero dalla Cestac (dietro una scrivania di spalle) e riprodotte in tempo reale attraverso un video che ha riempito lo spazio scenico.
Daniel Pennac ha raccontato nella sua lingua madre – tradotta per gli spettatori da Ludovica Tinghi, anche mattatrice, incarnando oltre che figure femminili (Germaine e l’amica Rachel) anche un personaggio maschile (il padre di Germaine); Massimiliano Barbini ha magistralmente interpretato Jean. Le musiche originali di Alice Pennacchioni hanno avuto un rimando alla Francia dagli anni ‘30 ai primissimi anni ’70, con riferimenti precisi a quelle atmosfere. Quanto agli elementi di scena, di Antonella Carrara, pochi e minimalisti, a simboleggiare l’essenziale: a sinistra un baule, due sedie, un attaccapanni, a destra il posto della disegnatrice con gli attrezzi del mestiere. Le luci naturali di Xino Solano hanno rappresentato ulteriore complemento della piece. Ho volutamente fin qui tralasciato lo script, fulcro vero dello spettacolo, come l’intitolazione suggerisce: un disarmante sentimento assoluto fra due esseri – Jean e Germaine – capaci di incarnare un amore esemplare, niente affatto spettacolare, e per questo meraviglioso e bastevole a se stesso: certo, nella società cd produttiva quei due dovevano apparire strampalati, lui, uno spilungone, lei così magra, pieni di gioia di vivere tout court e, per scelta, senza occupazione, né prole. Quel legame coraggioso era riuscito ad esplodere nonostante il substrato sociale fosse ostile e diversissime le estrazioni sociali della coppia – lui, il giovane marchese de Bozignac e lei, una sartina che aveva osato restituire uno schiaffo alla cliente nobile e poteva “vantare” un padre straccivendolo – Jean così aveva rinunciato ai benefici (per lui inani) del suo titolo e con la moglie aveva trascorso un’esistenza autentica, a leggere libri e divertirsi, alcune volte in compagnia dell’affabile Rachel, fra i pochi soggetti che stimassero quegli strani coniugi.
L’amore di Jean e Germaine era stato un amore di resistenza e valeva la pena veramente che il piccolo Daniel, incantato da questi vicini non comuni, durante la sua permanenza in Costa Azzurra, ne serbasse vivo il ricordo e narrasse da adulto e scrittore quella memorabile e incantevole storia matrimoniale alla stimata amica fumettista… fino a questa rappresentazione, che a tratti ha incantato per la soavità, leggiadria e grazia incarnate, anche se appesantita qualche volta dalla reiterata traduzione delle battute. Spettacolo francese fino al midollo, questo – e forse non del tutto consono al DNA italiano – da gustare lentamente, assaporandone le contaminazioni artistiche che ne costituiscono l’architrave. Il romanziere Pennac è alla sua terza esperienza attoriale, ma alla prima interpretazione a teatro di una sua opera, ove, si può affermare, ha superato a pieni voti la prova.
Tosi Siragusa