“Sono sereno, sono stato scelto per il ruolo di sovrintendente proprio per le mie competenze amministrative e per la mia esperienza nella gestione manageriale anche nel campo del teatro. Il Cda ha scelto scientemente una persona con questo tipo di competenze e non per arbitrio, ma perché è quello che dovevano fare, sono queste le caratteristiche richieste per quel ruolo. Non sarò Mastro Geppetto, ma non sono l’ultimo arrivato. E il Cda in questo caso non aveva bisogno di Mastro Geppetto, ma di una persona con le mie competenze. Quanto alla mia incompatibilità le spiego perché ritengo che non vi siano i presupposti né al Teatro né alla Provincia”.
Nel suo ufficio al quinto piano del Teatro Vittorio Emanuele il sovrintendente Antonino Saija spiega la sua versione dei fatti in merito alla possibile ipotesi di incompatibilità (vedi articolo allegato), aggiunge quanto fatto in questi mesi e quali sono i progetti a breve e medio termine.
“Quel che mi amareggia è vedere, da quando sono tornato a Messina dopo aver a lungo girato, che qui c’è la cultura degli attacchi sotterranei. Quando qualcuno viene scelto immediatamente scattano le polemiche per contestarne la nomina, indipendentemente dal fatto che operi bene o male”.
Secondo il sovrintendente la sua nomina nel Nucleo di valutazione della Provincia, avvenuta nel dicembre 2013 non incappa nei paletti della determina dell’Anac 12/2013 e che riguarda i requisiti e le cause d’incompatibilità.
“La delibera- spiega- prevede, se la si legge bene, che alcune norme non si applicano negli Enti locali per rispetto dell’autonomia degli Enti locali stessi. E’ vero che l’Ente non è obbligato a dotarsi di Oiv ma deve comunque fare esercitare quelle funzioni da organismi interni ed in questo caso il Nucleo già c’era pertanto è stato deciso di mantenerlo, non si tratta di costi aggiuntivi”.
Secondo Saija ( che al momento dell’incarico aveva 66 anni) il limite della soglia d’età che secondo la delibera Anac non deve essere a ridosso dell’età pensionabile rientra tra quelle norme che non sono obbligatorie per l’Ente locale.
“Per quanto attiene al fatto che i membri del NV siano considerati alla stregua dei revisori dei conti-prosegue- e che non possono assumere incarichi in istituzioni sottoposte al controllo dell’Ente stesso sottolineo che la mia nomina è regionale e che l’Ear non è sottoposto a controllo della Provincia ma della Regione. La Provincia, in quanto socio dell’Ear, designa solo i due componenti del Cda”.
Sotto il profilo giuridico quindi il sovrintendente ritiene di non poter essere attaccato per profili di incompatibilità. Al di là di questo però ribadisce di essere stato scelto non per le sue competenze nel settore artistico ma in quello amministrativo e che era proprio quello che il Cda cercava. Insomma, l’uomo giusto nel ruolo giusto.
“Sovrintendente non si nasce, ma si diventa. E lo sa perché? Perché un sovrintendente si deve occupare della strategia economico-finanziaria,coordinare i direttori artistici, organizzare le attività. Non basta essere un operatore del mondo della cultura o dello spettacolo. E’ importante ma non basta. Devi occuparti del Piano strategico. Questo non è un Ente che sta economicamente male, basta solo mettere ordine nei conti. Da oltre un anno non si pagavano i fornitori. Io l’ho fatto. Non esisteva organizzazione. Ci sto lavorando. Stiamo preparando un piano di fabbisogno e riorganizzazione del personale. Ci sono molte figure necessarie ma non nel ruolo che hanno adesso e devono cambiarlo”.
Entro fine mese preannuncia una sorpresa a livello internazionale per quel che riguarda la danza e la lirica, nel frattempo punta ad una de-stagionalizzazione e ad un’ estensione territoriale con iniziative in sinergia con Barcellona, Furnari-Portorosa. Quanto prima presenterà una Convenzione con il Festival di Ravenna per operare in sinergia. Infine nel cassetto c’è la possibilità di una produzione teatrale valorizzando i laboratori messinesi di teatro.
“Chi ha gestito questo Teatro negli anni scorsi ha fatto il meglio possibile non c’è dubbio,a me non piace criticare. Certo, quando c’erano 6, 7 milioni di euro di contributi regionali era più facile di adesso che ce ne sono la metà. Proprio per questo non possiamo permetterci il lusso di spendere 700 mila euro per produrre un’opera lirica e poi non farla girare. Se produco devo creare i presupposti per farla girare. Io con 800 mila euro in meno rispetto allo scorso anno ho cercato di varare una stagione e iniziare a pensare ai passi successivi. Non è un Ente dissestato, lo ripeto, ma era necessario mettere a posto i conti.”.
Quanto al curriculum presentato ad aprile per il Teatro con alcune integrazioni rispetto a quello presentato a dicembre 2013 per il Nv della Provincia Saija spiega “Ho fatto tantissime cose nella mia vita, sono stato docente, ho diretto un sindacato, ho pubblicato riviste, ancora non so cosa farò da grande. Adatto il curriculum alla richiesta mettendo quello che ho fatto in quel campo”.
A Livorno e Parma quindi, mentre era segretario generale dei rispettivi Comuni si è occupato dei progetti che di lì a poco avrebbero portato alla nascita delle Fondazioni per la gestione dei Teatri. “Lavoravo a stretto contatto con il direttore artistico. Ero segretario comunale ed in quel ruolo mi sono occupato del Teatro Regio e della futura Fondazione Goldoni. Il Vittorio Emanuele è l’unico teatro a non avere un progetto strategico se viene meno questo nessun Teatro può avere un ruolo sociale. Ma per farlo serve lavorare sul contesto. Il Rinascimento è stato il Rinascimento perché è nato in quel preciso contesto e in quel preciso momento. E vorrei operare sul contesto”.
Rosaria Brancato