L’ultimo treno per Messina. Parola di Samantha

Per i messinesi sarà l’ultimo treno. Non mi riferisco al treno a lunga percorrenza che Trenitalia ci cancella e ci restituisce trattandoci come accattoni. Penso alle tornate elettorali che inizieranno in autunno con le regionali e finiranno nell’estate 2013. Per noi sarà l’ultimo treno per cambiare. Se sbagliamo queste freghiamo noi e le prossime generazioni. L’Italia che uscirà fuori da queste tornate sarà diversa, ne abbiamo già avuto un assaggio con le recenti amministrative. I grandi partiti tremano, il rischio è che vengano spazzati via. Un sistema si sta sbriciolando sotto i colpi della crisi, delle inchieste, della cupidigia di una classe dirigente ingorda e arrogante e di una protesta che sta diventando consapevolezza. Ormai è una sorta di “si salvi chi può”, sembra un film di Ridolini con i protagonisti che scappano a velocità accelerata, o come quelle farfalline che entrano in casa e quando accendi la luce le vedi andare a sbattere ovunque, sui quadri, sulle lampadine, sulla tv, finchè non trovano la finestra ed escono. I risultati di Grillo, Idv e similari hanno provocato incubi persino ai più convinti berlusconiani che sentono avvicinarsi il momento dell’addio all’amatissima poltrona. Il Pdl di fronte alla debacle ha trovato una soluzione a dir poco geniale: cambiar nome al partito. A livello nazionale e regionale già fioccano proposte di chi vuol creare un partito nuovo rivolto ovviamente ai moderati. Il presupposto è che gli italiani siano totalmente imbecilli e quindi basta cambiar nome al partito e il gioco è fatto. E’ come se io, a 45 anni suonati dicessi: “bene, da oggi non mi chiamo più Rosaria. Chiamatemi Samantha, che fa esotico e funziona”. Non è che se a Palermo il Pdl si fosse fatto chiamare “Partito delle libellule” e Costa George Clooney lo avrebbero eletto. Non si deve cambiare forma ma contenuto. L’altra cosa bizzarra è questa corsa ai “moderati”. Nell’immaginario collettivo i moderati stanno al centro e non li schiodi da lì. Da tempo mi chiedo chi siano questi “moderati” a cui tutti guardano come se fossero la maggioranza degli italiani, un po’ come i “cattolici”, entità mitiche dalle quali dipende la certezza matematica di vincere le elezioni. Ma siamo proprio sicuri che esistono ancora i moderati ? Non è che si confonde la pazienza, la buona educazione con la stupidità? Io posso essere moderata nei toni, ma non nei contenuti. Siete davvero sicuri che l’esercito dei moderati non si sia nel frattempo un tantinello irritato nel leggere dei milioni di euro che Lusi, tesoriere della moderata ex Margherita ha intascato, o del moderatissimo Formigoni che resta tenacemente attaccato alla poltrona nonostante il suo ex amico racconti dei milioni di euro sborsati per i suoi viaggi ai Caraibi, lo yacht e la villa? Ma a questi “elettori moderati” sarà pure scappato un “perdindirindina ora prendo il machete” o restano impassibili ? Temo che i moderati non siano più in tanti, qualcuno dovrà pur dirlo a Casini. Anche perché i moderati, ovvero la maggioranza degli italiani pazienti son quelli che sono stati massacrati di più dai governi negli ultimi 20 anni, sia economicamente che eticamente. Anche in Sicilia in molti stanno lavorando all’idea di cambiar nome ai partiti. Api, Mps, Mpa e Fli (tutti nomi recentissimi) sono già stanchi e pensano che basti un lifting perché gli elettori abbocchino. Lo stesso Lombardo ha annunciato un congresso a fine giugno e l’ipotesi di cambiar nome all’Mpa. Nel frattempo, dopo aver inventato le dimissioni ad orologeria (scatteranno il 28 luglio) ha varato un rimpasto in giunta che è una sorta di “monocolore Raffaelliano”. Uscito con le ossa rotte dalle amministrative, sta plasmando una “creatura a sua immagine e somiglianza”, una giunta balneare, che servirà fino alle elezioni d’ottobre solo alla distribuzione di prebende, incarichi, poltrone, consulenze. Il Pd che lo ha fin qui sostenuto in un abbraccio mortale che gli è costato il Comune di Palermo, è nel caos. Persino Francantonio Genovese, notoriamente non incline all’ira, dopo il rimpasto pare abbia inarcato un sopracciglio (moderato) e ha dichiarato d’esser pronto anche a reazioni più decise (la sfiducia). Gli avversari Pdl e Udc stanno raccogliendo le firme al grido “dimettiamoci tutti” per non consentire a Lombardo gli ultimi due mesi di shopping elettorale. Anche Buzzanca ha firmato la proposta “Mi dimetto”, roba da far venire un infarto all’avvocato Catalioto che da anni combatte nelle aule di giustizia contro il doppio incarico del sindaco-deputato. Nel frattempo c’è il fuggi fuggi, il partito più gettonato è l’Idv, e chi non trova posto nei primi posti delle scialuppe già rema verso la terra vergine di Di Pietro. Sono i “portatori d’acqua” personaggi in cerca di un seggio sicuro. Gente che fino ieri giurava che Ruby era la nipote di Mubarack oggi è disposta a protestare contro il Ponte con la bandana rossa in testa e la notte studia tutti gli interventi di Travaglio e guarda il dvd di Gomorra. Infine Palazzo Zanca. Il presidente del consiglio comunale Previti guida ormai uno sparuto gruppo di sopravvissuti. La media dei presenti in aula è 12, 13. Il partito degli assenteisti è trasversale, con doti paranormali (a volte qualcuno fa capolino, si dichiara presente e poi svanisce nel nulla) ma riesce sempre nell’impedire un concreto lavoro al consiglio. Gli eletti sono 45, per gran parte dei quali c’è chi pensa di rivolgersi a Chi l’ha visto. Tranquilli, in odore di elezioni li ritroveremo tutti in prima fila come bravi scolaretti. Ma se a Palazzo Zanca non ci vogliono proprio andare, perché non togliamo loro questo impiccio? Non votiamoli più, riempiamo quell’aula di gente che abbia talmente tanta voglia di rappresentarci che sia sempre lì, da piantarci le tende e non solo quando ci sono le telecamere. Restituiamo dignità a quel ruolo. In attesa che arrivino i treni delle tornate elettorali guardiamoci intorno e diciamoci se siamo contenti di quel che vediamo. Se ci piace come ha trattato Lombardo la nostra città, colonizzandola con commissari e presidenti, tagliando l’ossigeno là dove poteva, scegliendo la strada delle consulenze piuttosto che quella dei progetti. Valutiamo se ci piace come ci ha trattato il governo Berlusconi finchè era “in vita” e l’attuale governo Monti sostenuto da Pdl, Pd, Udc. Valutiamo se ci piace come i nostri rappresentanti a Roma e Palermo ci hanno fatto trattare. Guardiamo serenamente se ci piace Messina oggi, guardiamo cose non c’è più e cosa è stato fatto. Sarebbe bello se stavolta il biglietto per salire su quel treno ce lo comprassimo noi, che non ce lo facessimo regalare. Quel biglietto ha varie forme, può essere la promessa di un lavoro, un condono, un posticino al sole, ma ha un prezzo che va ben al di là di quel che riceviamo nell’immediato:ti rende schiavo, ti toglie la libertà di andare a protestare quando ti accorgi che sei stato beffato, quando ti accorgi che Messina, a furia di biglietti regalati è morta, quando ti accorgi che chi guida questo treno non è stata in grado di difendere niente della nostra terra. Per una volta, questo biglietto non facciamocelo regalare, compriamolo noi.
Rosaria Brancato