Lavoratori di nuovo in fermento, la protesta di ieri mattina in aula consiliare rischia di essere solo il preludio di una battaglia che questa volta non si fermerà perché in gioco c’è il destino di 578 lavoratori, tra Messinambiente e Ato3, e delle loro famiglie. C’è anche il futuro di un settore cruciale come quello ambientale, c’è da definire come gestire i rifiuti che in questi anni hanno regalato solo sporcizia a fronte di tasse altissime e una montagna di debiti. Debiti del passato che adesso rischiano di uccidere sul nascere la società del futuro, quella MessinaServizi Bene Comune che per l’amministrazione Accorinti continua ad essere l’unica soluzione percorribile per mettere in sicurezza l’intero comparto, assicurandone la gestione totalmente pubblica. C’è però poco tempo a disposizione. Da un lato c’è la Regione, che continua a minacciare commissariamenti mentre gestisce i rifiuti siciliani a suon di ordinanza rimpastate mese dopo mese, che chiude alcune discariche costringendo una città come Messina a scaricare la sua spazzatura a 135 km di distanza, insieme ad altri 213 comuni, che è in stallo contino bloccando ovviamente gli enti locali. Dall’altro lato c’è un’ombra ancor più nera e fitta: il fallimento di Messinambiente. Il prossimo 8 febbraio ci sarà la prima udienza presso il Tribunale fallimentare, per l’assessore Daniele Ialacqua la situazione è grave ma non è ancora stata scritta la parola fine. I timori sono tanti, ma per l’esponente della giunta Accorinti la partita non è ancora chiusa: «C’è un gruppo di lavoro che già prima di questa convocazione da parte del Tribunale stava vagliando ogni strada percorribile per scongiurare conseguenze drastiche. E’ ovvio che questo procedimento avviato d’ufficio dal Pm, dopo la battaglia sulla cartella esattoriale da 30 milioni di euro, complica le cose e i legali stanno ancora valutando se scegliere l’ipotesi del concordato fallimentare. In ogni caso una settimana prima dell’udienza Messinambiente dovrà presentare tutta la documentazione già richiesta dal Tribunale e si sta lavorando anche su questo fronte. Noi siamo ancora sicuri di poter garantire la copertura finanziaria dei debiti che Messinambiente ha maturato con l’Agenzia delle Entrate con il Piano di riequilibrio, con un’operazione di rottamazione delle cartelle esattoriali e per esempio anche con il noleggio dei mezzi che Messinambiente affiderebbe in noleggio alla nuova MessinaServizi» spiega Ialacqua ancora fiducioso. L’assessore però non nasconde un po’ di rammarico per come sono andate le cose sulla vicenda del pignoramento milionario: «Probabilmente è stata scelta una strategia sbagliata perché opponendosi al ricorso Messinambiente ha dovuto portare a galla la sua situazione debitoria che è di gran lunga superiore a quei 30 milioni che fanno parte della cartella esattoriale. L’avvio della procedura fallimentare era di fatto un atto dovuto. Adesso si dovrà solo decidere come procedere».
Il quadro non è roseo e in questo contesto si muove anche tutto il ragionamento sulla nuova società rifiuti. I sindacati, tutti uniti, hanno detto chiaramente che non hanno più intenzione di perdere ulteriore tempo. «Da questo momento è una corsa contro il tempo, e nessuno potrà più sottrarsi alle sue responsabilità». È saltato il coperchio sul pentolone di Messinambiente e la Fit Cis, con i segretari Lillo D’Amico e Rosaria Perrone, chiedono il rispetto dei diritti dei lavoratori e chiarezza sul loro futuro. «Era inevitabile che si arrivasse a questo – hanno sottolineato – la pazienza dei lavoratori è stata messa a dura prova e adesso se ne pagano le conseguenze. Abbiamo chiesto all’assessore Ialacqua e ai consiglieri di accelerare i tempi per la costituzione della nuova società, Messinambiente ormai è compromessa e irrecuperabile».
Oggi le Organizzazioni sindacali sono state convocate in commissione per la calendarizzazione dei lavori di consiglio per la votazione della nuova società Messina servizi bene comune.
Francesca Stornante