Piove e il campo si allaga. L’Arcigay al Prefetto: “Vergognosa pagina della storia di Messina”

Piove e si allaga il campo profughi. un fenomeno di causa-effetto ormai matematico. Tristemente scontato. Non potevano avere un “benvenuto” peggiore i migranti che il 4 Gennaio sono stati trasferiti a Messina da Augusta. Ha piovuto per buona parte della giornata di domenica e le condizioni del campo da baseball dove sono state erette le tende sono diventate nuovamente critiche. Dopo la vera e propria “alluvione” subita dal campo profughi il 26 dicembre scorso, era stato effettuato da parte dei Vigili del Fuoco un intervento di drenaggio, ma ormai è evidente che il sistema di drenaggio del campo non funziona, o non funziona bene. Non è stato richiesto l’ennesimo intervento dei Vigili del Fuoco perché pare che questa volta le tende, al loro interno, non siano state invase dall’acqua. Non per questo, però, la situazione è meno drammatica.

Intanto, al campo profughi si sta procedendo con il consueto iter: prima la visita medica e poi la procedura di identificazione. Le visite mediche, iniziate dall’arrivo verso le 21:00 di sabato 4 gennaio, sono proseguite fino alle 13 di giorno 5. Quelle che sono state effettuate al campo si riferiscono, oltre alla condizione di salute in genere, anche a verificare se le condizioni di una persona siano compatibili per il soggiorno nel campo. Ricordiamo che, essendo persone soccorse in mare aperto e direttamente trasferite al centro, sono stati oggetto in precedenza solo di una prima visita sommaria, che riguarda più che altro l’accertamento di eventuali malattie infettive e la verifica della trasportabilità di un individuo. La visita a cui sono stati sottoposti tutti i 250 migranti al PalaNebiolo, è stata invece più approfondita e realizzata da due medici. In tutto, ad adoperarsi per l’arrivo di un numero così alto di persone nel campo profughi sono state circa sessanta persone – tra cui almeno una ventina di volontari della Croce Rossa –oltre a un massiccio impiego di forze dell’ordine.

Concluse le visite mediche, si è passati alla procedura di identificazione. Nessuno dei ragazzi africani giunti alla tendopoli, infatti, è stato ancora foto tesserato. Le procedure di identificazione richiedono generalmente tempi piuttosto lunghi – essendo composte da una prima segnalazione a cui segue una seconda di rilevanza Europea – dunque non potranno essere svolte in meno di quindici minuti a persona. Insomma, ci vorranno giorni prima che tutti i migranti abbiano concluso la procedura e siano autorizzati ad uscire dal campo.

Intanto affila le armi – metaforicamente parlando – la società civile. Il circolo Arci Thomas Sankara ha annunciato una conferenza stampa martedì 7 gennaio, per denunciare, dati alla mano, le condizioni del campo. lo stesso giorno, l’assessore Mantineo, aveva annunciato un’intenzione simile, mentre il Sindaco Accorinti è costretto a effettuare una richiesta ufficiale di accesso agli atti per essere messo al corrente dei risultati della relazione svolta dall’Azienda Sanitaria Provinciale e consegnata solo alla Prefettura.

Nel frattempo, interviene l’Arcigay con una lettera al Prefetto Stefano Trotta, non per chiedere, ma esigere, modalità di accoglienza decorose. L’associazione – che fa capo a oltre duemila iscritti nella provincia di Messina – pur essendo esplicitamente e storicamente rivolta alla promozione sociale della cultura e dei diritti LGBT – termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender – dimostra di essere attenta e sensibile a tutte le problematiche sociali.“Esprimo ferma condanna al barbaro metodo di accoglienza per i richiedenti asilo e non, ammassati nella tendopoli al Palanebiolo – dichiara nella sua lettera il presidente Rosario Duca – Messina da sempre è stata una città accogliente . Oggi , cosa che mai in passato era successo, lo spettacolo che si offre è indecoroso e offensivo per la dignità di questa nobile città e per la dignità del singolo individuo”.

Nell’accorato appello dell’Arcigay viene fatto un riferimento al predecessore di Stefano Trotta, l’ex Prefetto Alecci – divenuto adesso Prefetto dell’Aquila . “Discriminazione, omofobia, xenofobia e quant’altro sono stati fortemente osteggiati da chi l’ha preceduta ed auspico che anch’ella Signor Prefetto voglia prendere la giusta posizione che un rappresentante di un governo libero deve prendere nell’interesse di tutte e tutti. Pertanto: non mancheremo di essere al fianco di tutte quelle forze libere, laiche e democratiche che s’impegneranno con metodi legali e civili a protestare per questa vergognosa pagina di storia. Siamo del parere che: se non ci sono le condizioni per poter ospitare chicchessia non si deve dare spazio e ancor meno spazi incivili, insalubri come il Palanebiolo”.Rosario Duca conclude la sua missiva, infine, con un amarissimo monito: “Questi sistemi rievocano tempi assai tristi per la storia di questo Paese e che non intendiamo accettare ne sopporteremo il loro ritorno”.(Eleonora Corace)