Quattro aggressori marocchini avevano bloccato un connazionale in strada, a Furci Siculo, e l’avevano colpito con sbarre di ferro, calci e pugni. Gli avevano fratturato una gamba, impedendogli di scappare, poi avevano provato ad accoltellarlo al busto e a colpirlo in testa. Solo l’intervento dei carabinieri aveva impedito guai peggiori.
Era accaduto il 23 maggio 2004, sedici anni fa. I quattro aggressori (Salah Aboufaris, Miloudi Aboufaris, Annajv Bouazza e Radouan Aboufaris) erano stati tutti arrestati e condannati in primo grado a febbraio 2013, con pene da 12 a 14 anni, e in appello ad aprile 2019. Ma uno di loro, l’oggi 40enne Miloudi Aboufaris, si era reso irreperibile. Sono quindi partite le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Messina, col coordinamento della Procura.
Con le analisi di tabulati, attività di localizzazione e accertamenti, i poliziotti hanno scoperto che il ricercato aveva temporaneamente fatto rientro a casa della moglie, in un Comune della provincia di Brescia. Così, col supporto dei colleghi della Questura di Brescia, l’uomo è stato arrestato e portato in carcere, come disposto dal giudice.
Ma perché i quattro avevano aggredito il connazionale? Nel novembre 2003, la moglie dell’aggredito, al settimo mese di gravidanza, era stata molestata da Salah Aboufaris, che le aveva strappato una camicia e l’aveva colpita su un fianco, facendola cadere a terra svenuta. La donna era stata portata al pronto soccorso ma, dopo, aveva denunciato di essere stata avvicinata di nuovo dall’uomo, che le aveva intimato di ritirare le accuse, minacciandola di morte.
A quel punto il “commando” si era rivolto al marito, chiedendo di ritirare le denunce. Al suo rifiuto, l’aggressione.