Cronaca

Tentato omicidio nel 2015. Tre barcellonesi arrestati grazie al dna sulle sigarette

Stava guidando la sua auto ed era arrivato al cancello carrabile di casa quando era spuntato un uomo che gli aveva sparato, ma i colpi di pistola erano finiti sulla carrozzeria. Vittima un ristoratore di Merì, che era riuscito a scappare in casa. Era il 30 maggio 2015.

I carabinieri di Barcellona avevano subito repertato molte tracce utili per gli accertamenti biologici e balistici, in particolare i bossoli calibro 9 x 21 e alcuni mozziconi di sigaretta trovati nella zona in cui si erano nascosti gli autori dell’agguato.

Armi e munizioni in una casa abbandonata

A luglio 2015, poi, nell’ambito di un’indagine parallela, grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, i carabinieri di Barcellona e del Ros di Messina avevano trovato in una casa abbandonata di Barcellona un arsenale di armi e munizioni, nella disponibilità dei clan mafiosi barcellonesi. In quella casa erano stati sequestrati anche vestiti e mozziconi di sicurezza.

Tra le armi, c’erano due pistole calibro 9 x 21 dello stesso tipo usato per il tentato omicidio. Il Ris di Messina ha accertato che i colpi erano stati sparati da una di quelle due pistole.

Incastrati dal dna su mozziconi di sigaretta

Dai mozziconi di sigaretta, invece, sono stati estratti i profili di dna, che sono stati comparati con quelli di persone dei clan mafiosi barcellonesi. Quelli ritrovati in zona di appostamento appartenevano al 28enne Santino Benvenga, già in carcere da gennaio 2018 per l’operazione “Gotha 7”, e al 27enne Carmelo Cannistrà, anche lui detenuto, dal febbraio 2020, per l’operazione “Dinastia”. Le sigarette e i vestiti trovati nella casa abbandonata appartenevano allo stesso Benvenga e al 31enne Salvatore Chiofalo, anche lui in carcere da gennaio 2018 per “Gotha 7”.

Il giudice del Tribunale di Messina, condividendo la ricostruzione operata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Messina, ha emesso l’ordinanza della misura cautelare in carcere, eseguita stamani dai carabinieri di Barcellona, per i tre indagati di tentato omicidio, detenzione illecita di armi, porto abusivo di arma e rapina con l’aggravante del metodo mafioso, poiché commessi per agevolare le attività illecite del clan dei barcellonesi.