L’esito della votazione del consuntivo 2010 rappresenta solo l’ultimo segnale di un’insofferenza stagnante ma permanente a Palazzo dei Leoni. Il messaggio politico lanciato da tutti i partiti stavolta è chiaro e Ricevuto non può più esimersi dal prenderne atto. La sua maggioranza ha evidentemente vacillato, così come testimonia il ribaltone nei numeri in aula. L’Udc, dopo i mugugni, i richiami, i confronti e le richieste politiche più o meno velate, ha compiuto un altro passo verso le proprie reali ambizioni, che seguendo una linea generale non vede più il Pdl come alleato privilegiato. I centristi sono riusciti in consiglio provinciale a far passare la propria linea e promettono di continuare a battagliare, comunque andrà il post consuntivo, sulle questioni che soprattutto i “d’aliani” hanno posto in cima al proprio “piano di rottura” (vedi Sogas). L’ultimo passo, qualora si voglia davvero dare seguito agli avvenimenti odierni, è la già minacciata uscita dalla giunta, che presto o al più tardi tra settembre-ottobre potrebbe finire sui tavoli decisionali. Pronti a seguire a ruota Fli, che senza troppi fronzoli ha chiesto proprio all’Udc una svolta anche negli enti locali. E poi c’è l’Mpa che aspetta alla finestra, così come il Pd, che flirta ormai da mesi con i centristi (con un occhio a sinistra e uno al terzo polo) senza però ottenere definitivamente i risultati sperati.
La teoria suoi nuovi equilibri viene così suffragata, almeno alla Provincia, dal nuovo quadro emerso, completamente ribaltato rispetto alle elezioni del 2008. Un dato del quale ripetiamo, Ricevuto non può non tenere conto. A due anni dalla fine del mandato amministrativo, il presidente necessita oggi di una verifica interna che attesti davvero chi sta con lui e vuole andare avanti con la maggioranza elettorale e chi invece ha voglia di cambiare. Ricevuto potrà così capire se l’Udc è ancora leale o guarda altrove per assecondare le proprie aspirazioni, cercando l’occasione per uscire dalla giunta o aspettando che siano altri a fare il passo per loro. Insomma se fa sul serio o gioca solo a rialzo. Ma il presidente dovrà guardarsi anche al proprio interno, tra le varie anime del Pdl, provando a comprendere chi in consiglio lavora davvero per la maggioranza o pensa che la stagione di questo centrodestra sia già finita. Le astensioni, che vanno assolutamente contestualizzate all’emendamento, sono comunque un campanello d’allarme. L’ennesima potenziale resa dei conti sembra avviata. Il leader di questa squadra improvvisamente in minoranza, riuscirà con le proprie abilità oratorie a mantenere in piedi la baracca? (E. Rigano)