Protagonista della vicenda finita sul tavolo del giudice amministrativo, un giovane studente che lo scorso 11 settembre affronta, insieme a 4438 candidati, le prove di ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso per professioni sanitarie presso l’Università degli studi di Messina per l’anno accademico 2012-2013.
Un numero di candidati altissimo, il più alto registrato in Sicilia, dove complessivamente sono stati 11.655 i partecipanti.
Numeri importanti, unici nel panorama accademico nazionale, che attribuiscono all’Ateneo peloritano la palma d’oro con un’offerta formativa che consta di ben 14 corsi di laurea, attivati presso la facoltà di Medicina e Chirurgia, ai quali è possibile accedere attraverso un test uguale per tutti gli indirizzi.
Così come stabilito dal MIUR, ai candidati è stato consentito di indicare, all’atto di presentazione della domanda di ammissione, tre differenti opzioni tra i 14 percorsi previsti.
Una piccola importante garanzia che avrebbe consentito di usufruire, in caso di mancata ammissione all’indirizzo di studi prescelto, della possibilità di essere ammessi al corso di laurea indicato come secondario.
Regola valida in tutti gi atenei italiani ma non nell’università dello Stretto.
Nel bando di concorso infatti si stabiliva come, l’ammissione al corso di laurea di seconda o terza opzione, avrebbe dato diritto soltanto alla possibilità di essere inseriti in coda alla medesima graduatoria.
Una procedura selettiva che sacrifica il merito e trasforma l’ammissione in una vera e propria lotteria delle opzioni, dove è il caso a dettare legge.
Per semplificare: laddove un candidato, con punteggio 68, si fosse trovato escluso dal corso di laurea in fisioterapia (prima opzione) non avrebbe potuto confidare neppure nella possibilità di trovarsi tra gli ammessi in Scienze Infermieristiche (seconda o terza opzione), perché sarebbe stato scavalcato da candidati che, con un punteggio inferiore, sarebbero stati ammessi solo per il fatto aver indicato quel corso come prima scelta.
Ed è quello che è successo ad uno dei 4438 candidati che però non ha accettato di essere messo all’angolo e si è rivolto al Tar.
Il Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati dello studente, Santi Delia e Michele Bonetti, ed ha ammesso lo studente al corso di laurea opzionale.
Una sentenza che è stata accolta con soddisfazione dai legali del giovane studente: “Non si tratta della vittoria del singolo ma dell’affermazione di merito e diritto allo studio – ha commentato l’avvocato Delia – da anni ci battiamo per una graduatoria unica che premi esclusivamente il merito, escluda questa paradossale lotteria delle opzioni ed elimini il rischio imponderabile del numero dei candidati presenti in una determinata sede”.
E sulla vicenda dello studente, ammesso in graduatoria su sentenza del tribunale amministrativo, Delia sottolinea: “La decisione del TAR riguarda ovviamente il solo ricorrente, ma è sufficiente soffermarsi ad analizzare con attenzione la graduatoria – spiega – per poter verificare quanti siano gli studenti privati della possibilità di formarsi all’interno del corso di laurea prescelto, pur avendo dimostrato sul campo di meritare l’ammissione”.
Ancora da accertare invece la natura delle irregolarità manifestatesi nel corso dell’espletamento della sessione dello scorso settembre: a pronunciarsi questa volta sarà il Tribunale amministrativo di Catania.
Una sentenza attesa per il prossimo gennaio, quando il Tar etneo verrà chiamato a far luce sul giallo dei plichi manomessi e consegnati, nel giorno in cui si svolsero i test di ammissione, all’interno di ordinari scatoloni da imballaggio.( Emma De Maria)