MESSINA – Il giorno dopo le dimissioni di Maurizio Croce. A Palazzo Zanca il Consiglio comunale, preso atto delle dimissioni giunte dopo la tempesta giudiziaria, si prepara a inaugurare un capitolo nuovo. E il seggio dovrebbe andare ad Alessandro Russo, del Partito democratico. Come ci dice il legale Nicola Bozzo, la legge regionale, una sentenza del Tar e una circolare dell’assessorato regionale confermano quest’interpretazione.
Non essendoci più Croce, ovvero il “miglior perdente” nella sfida come primo cittadino, in base alla legge regionale si applica il quoziente più alto. E, dunque, il posto di consigliere non viene assegnato alla coalizione di chi è arrivato secondo – in quel caso sarebbe andato a Sebastiano Tamà di Forza Italia – ma a chi possiede questo requisito. Ed è l’ex consigliere Russo.
In sostanza, il quoziente più alto si applica a tutte le liste, collegate e non collegate, al candidato sindaco. Nel caso specifico, Russo è stato eletto nella lista De Domenico sindaco. Di recente, aveva polemizzato proprio con Croce e con chi in Consiglio aveva votato contro la delibera sulla decadenza. In particolare, l’esponente del Pd aveva preso posizione sui temi dell’ineleggibilità e incompatibiltà con il ruolo di soggetto attuatore contro il dissesto idrogeologico. E in più si era soffermato sulle assenze in Consiglio dell’ex candidato sindaco.
Russo aveva messo in evidenza: “Se alla città passa il messaggio che tu puoi fare il 95% di assenze per un ruolo al quale sei chiamato dagli elettori, passa la logica alla marchese del Grillo: ‘Noi siamo noi, e loro…’. Ci siamo capiti. Così si riesce a giustificare tutto, ma alla fine il cittadino si sente preso in giro perché sembra che il politico possa fare tutto ciò che vuole, mentre il cittadino medio deve subire di tutto senza fare niente. Poi ci si domanda perché la gente non vota o si vota sempre meno. Bisognerebbe avere il coraggio, da destra e da sinistra, di riconoscere che c’è un problema e che con queste azioni non si può che peggiorare la situazione”.
Resta da risolvere il caso delle dimissioni dello stesso Croce, che non sono idonee a causa di una Pec inviata da terzi e non dallo stesso protagonista della vicenda, secondo quanto ha spiegato il presidente del Consiglio Nello Pergolizzi.