MESSINA – “Assurdo e fuori dal tempo”. La proposta di togliere le piste ciclabili dal centro città e di ridurre le isole pedonali avanzata dal Comitato ciivico 3S, guidato dall’ingegnere Gaetano Sciacca, suscita reazioni. E molte di segno contrario. “Richieste di stampo anacronistico”, dicono da Fiab Messina Ciclabile, l’associazione che si batte invece per promuovere la mobilità in bici. “Alcune affermazioni del Comitato 3S sono senza fondamento – afferma Giuseppe Saija, segretario dell’associazione ed esperto di mobilità sostenibile – come ad esempio quella secondo cui le piste ciclabili rallentano sensibilmente lo scorrimento del traffico veicolare. Su quali dati si basano? A Messina non disponiamo di dati certificati sulla mobilità ciclistica. Non ci sono contabici, cioè gli strumenti utilizzati in molte altre città per effettuare il conteggio dei passaggi in bici in punti ritenuti importanti per la circolazione cittadina. Ma è sotto gli occhi di tutti – continua Saija – che il traffico a Messina non scorre in gran parte per via delle doppie file. Il Corso Cavour e la via Cesare Battisti sono sempre congestionate per le auto in sosta irregolare”.
E se l’indisciplina aggrava la situazione, Saija ricorda che a monte il problema è un altro. “Il problema, comune a tutte le città italiane, è il cosiddetto tasso di motorizzazione, cioè il rapporto tra numero di abitanti e numero di auto. Tanto per fare un esempio, a Parigi, circa il 30% degli abitanti possiede un’auto, più precisamente il 27% in città, e il 33% in Ile de France, cioè l’agglomerazione intorno alla capitale francese. Significa che una netta maggioranza di parigini si sposta in altro modo, col trasporto pubblico o anche in bici. Modalità questa che ha avuto una vera esplosione negli ultimi anni, contribuendo a migliorare la qualità dell’ambiente urbano. Meno inquinamento, più spazi recuperati alla pubblica fruizione. Nelle grandi città italiane ci muoviamo su percentuali doppie, Roma e Messina sono intorno al 64% (cioè 64 auto ogni 100 abitanti), Catania supera il 70%. E poi il problema sono le bici?”.
Con la realizzazione di percorsi protetti da cordoli attorno al centro storico e sul Viale San Martino, Messina ha aumentato la sua dotazione di piste ciclabili, una situazione che però non soddisfa del tutto la Fiab. “Intendiamoci – interviene Fabrizio Murè, presidente della realtà messinese, associata alla Federazione italiana ambiente e bicicletta – ci sono stati dei miglioramenti. Ma pensare che siamo adesso in una situazione ottimale, o addirittura di privilegio per i ciclisti, è completamente sbagliato. Il tema della sicurezza rimane critico, e la percezione del rischio è attualmente il maggior ostacolo alla pratica della bici come forma di mobilità urbana. È il riscontro che abbiamo da molta gente. Non vado in bici perché non mi sento sicuro è una delle frasi che sentiamo più spesso da chi vorrebbe mettersi in sella, ma non osa farlo”.
“L’idea di togliere le ciclabili dal centro città – incalza Marco Mangano, esperto in rigenerazione urbana – è contraria a quello che sta accadendo ovunque nel mondo. Dappertutto, ai cittadini viene data la scelta su come muoversi, riconoscendo piena legittimità alla mobilità in bici. Se uno vuol fare i suoi 3-4 km per andare al lavoro su un mezzo economico, non inquinante, che non prende molto spazio, perché non permettergli di farlo in sicurezza?”.
Gli fa eco Elvira D’Amico, socia Fiab che da anni si è convertita alla bici per gli spostamenti casa-lavoro. “Abito nella zona del Ringo – spiega – e lavoro sul Boccetta. La soluzione l’ho trovata con una bici pieghevole a pedalata assistita. Mi permette di affrontare la salita senza troppe difficoltà. I tempi di percorrenza? Intorno ai 10 minuti, più o meno come in auto, forse anche meno, perché non devo impazzire a trovare parcheggio”. Ma il problema, aggiunge, è la sicurezza. “Messina è invasa dalle auto e molti automobilisti non rispettano le regole. Sul Viale della Libertà, la doppia fila è sistematica, soprattutto nella zona degli imbarchi dei traghetti. Faccio la massima attenzione ma il rischio c’è. Più che togliere le ciclabili dal centro, occorrerebbe dare continuità anche in altre zone. Non ha senso – aggiunge – chiedere alle persone di praticare la mobilità sostenibile e poi non metterle in condizione di farlo in sicurezza”.