Parcheggi impensabili, traffico, spiagge affollate e sporche. L’estate è tornata e a Torre Faro si ricomincia a parlare delle soluzioni tentate, di quelle mancate e di quelle che scontentano. In una lettera al sindaco Renato Accorinti, il consigliere della VI Circoscrizione Giuseppe Sanò suggerisce all’amministrazione di puntare su politiche attive e sul coinvolgimento di cittadini e vacanzieri per rendere efficace il processo di cambiamento.
«Per governare una barca, anche la più piccola, bisogna remare all’unisono e nella stessa direzione, diversamente si finisce per girare in tondo», scrive Sanò che ricorda come sia difficile per le istituzioni migliorare la circolazione, la vivibilità e soprattutto imporre il rispetto di regole che altrove sono nessuno mette in discussione. «Se l’Amministrazione chiede ad un cittadino di comportarsi alla stregua di quando si reca in qualsiasi località turistica, parcheggiando ove consentito – continua il consigliere -, di usufruire del servizio navetta predisposto o in alternativa di pagare 2 euro l'ora per parcheggiare in prossimità della spiaggia, deve anche dargli degli ottimi motivi per farlo e non necessariamente di natura repressiva».
Sanò chiede alla giunta «di mettere a disposizione dei miei concittadini i servizi per cui pagano le tasse e che sono garantiti in tutte le mete turistiche alle quali ci auspichiamo un giorno di poterci paragonare. Sicuramente non ci mancano le risorse naturali per attrarre turisti o semplicemente per restituire in servizi il ricavato dei tributi.
Quello che manca è una seria programmazione che inizia dal banale posizionamento di cestini porta rifiuti e finisce con la pulizia delle spiagge passando per una più futuristica presenza di docce pubbliche. Se tutti remassimo nella medesima direzione è probabile che anche il più ostinato degli incivili sarebbe costretto ad adeguarsi. Non è mai troppo tardi per iniziare a vogare all'unisono, con la speranza di portare la nave, anno dopo anno verso lidi più sicuri e scongiurare l'ormai imminente inabissamento».
Gabriele Quattrocchi