Attualità

Totò Schillaci figlio di Messina e il sogno di dedicargli il Celeste

di Marco Olivieri

E QUALCOSA RIMANE – Totò Schillaci. Dal Parlamento al Real Madrid, questo nome risuona nel mondo da ieri. “Notti magiche”, “Totò gol”, “esempio di riscatto sociale dal Cep a capocannoniere a Italia ’90”, centravanti veloce e potente ma anche persona “perbene e umile”: tutto scorre nel campo dell’informazione mondiale secondo per secondo. Ma qualcosa rimane e supera il rischio della retorica o dei luoghi comuni. La morte del campione palermitano., ma anche messinese d’adozione per radici calcistiche e rapporto affettivo con la città dello Stretto, ha un richiamo sentimentale inequivocabile per chi ha vissuto le imprese di Schillaci al “Celeste”. E oggi, burocrazia e regolamenti permettendo, c’è chi sogna di dedicarli proprio quello stadio. O qualcosa comunque di davvero importante a Messina.

C’è il dolore privato, quello dei familiari e degli amici. E c’è l’elaborazione collettiva e pubblica. Succede quando il personaggio possiede una forza simbolica, in questo caso rappresentativa di qualcosa che va oltre la singola partita. Ai mondiali in casa, i sei gol di Schillaci erano pure un pezzo di Messina che viveva la sua ascesa internazionale. Una Messina che scopriva quanto quel figlio calcistico dell’allenatore e maestro Franco Scoglio, poi valorizzato pure da Zeman, aveva spicccato il volo. Sette anni in giallorosso, dalla C2 alla B, e poi la consacrazione con la Juventus di Zoff e la nazionale di Vicini.

Quel gol di potenza contro l’Uruguay

Ora è il momento del saluto. E ci saranno occasioni per alimentare la memoria. “Ciao Totò” e perdona chi, negli anni della maglia azzzurra e delle rovesciate in bianco e nero, ti trattava con paternalismo o suffiucienza. In quella tua esultanza “mondiale”, affiorava non solo l’incredulità ma anche l’orgoglio delle tue radici umili. E in quel tiro potente da lontano contro l’Uruguay, in una rete memorabile, c’era tutta la determinazione di chi, finalmente, ce l’aveva fatta.

Con quest’articolo s’inaugura la rubrica “E qualcosa rimane”.

Immagine di Schilaci dalla pagina Facebook dell’Acr Messina.