Il Dio Bambino appena nato che sorride alla Madre, i pastori meravigliati e commossi, la fredda aria invernale. Il presepio è una delle tradizioni natalizie più amate in Sicilia e la sua composizione può essere giustamente definita un’arte per la creatività e la precisione di cui necessita.
La parola deriva dalla locuzione latina prae saepe, ossia “davanti alla saepēs (recinto o rifugio)”, e sintetizza lo scenario: in una grotta adibita a stalla un bambino radioso giace in una mangiatoia riscaldato da un asino e un bue, vegliato dal padre e dalla madre e adorato sia dai popolani che da Re giunti da lontano, con gli angeli in alto che cantano la Gloria; così la narrazione dei vangeli più tardi illustra la nascita di Gesù Cristo che s’inserisce nel tópos del dio solare nascente nel solstizio d’inverno. L’atmosfera resa nell’opera è l’eco dell’ancestrale e mai svanito ambiente bucolico mediterraneo, che tutt’oggi risuona nella nostra mente col belare delle greggi e la musica ultraterrena della zampogna.
L’origine del presepio è italiana: per la prima volta fu inscenato con persone e animali a Greccio nel 1223 dal santo Francesco d’Assisi, ispirato dalla sua recente visita a Betlemme; in poco tempo presepi plastici cominciarono a essere fatti in Italia, così poi in Sicilia, in Francia, in Spagna e in tutte le aree cattoliche del mondo con caratteri peculiari.
Il primo presepio attestato in Sicilia è del 1494, a Termini Imerese, quando nelle chiese non di rado si trovavano complessi statuari rappresentanti ancora esclusivamente la Sacra Famiglia. Più avanti, grazie all’influsso partenopeo, si curò con più attenzione l’ambientazione e si aumentò il numero di figure, così divenne un’arte tutta siciliana ospitata da altarini privati delle case nobiliari: in uno scenario realizzato con materiali preziosissimi che riproduce rovine classicheggianti e floride campagne trovano posto statuette realizzate con maestria nell’anatomia e nel vestiario, uno stile che nacque e raggiunse il suo apogeo a Trapani. Nell’Ottocento s’iniziarono a produrre statuine in terracotta e così il presepio divenne accessibile anche a ceti via via più bassi, fino all’odierno impiego di figurine di plastica in serie.
Oggi il presepio appare come la ricostruzione di un paesaggio agreste cosparso di vecchie costruzioni e popolato da personaggi che stranamente non indossano vestiti storici ma vecchi abiti nostrani, con l’eccezione della Sacra Famiglia, dei Magi e di soldati o nobili, abbigliati rigorosamente con antichi vestimenti mediorientali. Secondo la tradizione va preparato il giorno dell’Immacolata senza collocare il Bambinello, che dev’essere deposto nella mangiatoia nella Vigilia di Natale, mentre i Magi saranno disposti in adorazione dall’Epifania fino alla completa rimozione del presepio alla Candelora.
L’arte presepiale siciliana è nota in tutto il mondo e ha stabilito una vera e propria città santa in Caltagirone, ove sono custoditi presepi provenienti da tutto il mondo; è una di quelle costumanze che bisogna tenere strette, con contezza delle sue storicità e in nome del simbolo universale di rinnovamento che porta in sé.
Daniele Ferrara