Treno Roma – Villa San Giovanni e poi traghetto per arrivare a Messina. Ma gli ascensori e le scale mobili della stazione di Villa non funzionano e così per i messinesi si tratta di caricare su e giù per le scale pesanti bagagli con conseguenti eccessivi sforzi. Ed allo sforzo non ha retto un uomo che, mentre correva verso la nave, è morto davanti agli occhi di moglie e figlia.
“Sembra soltanto una notizia di cronaca – scrive il segretario generale della Cgil messinese, Lillo Oceano -: un viaggiatore sfortunato colpito da infarto mentre, sceso a Villa San Giovanni da una treno proveniente da Roma, corre, valigie in mano – con tutta la famiglia e gli altri passeggeri – per prendere la nave traghetto, che se la perde chissà quando parte quella successiva. Quella morte – oltre al dolore privato che rispettiamo profondamente e al sentimento di umana solidarietà che suscita in tutti noi – ci parla di altro”.
Sì, perché passare da un lato all’altro dello Stretto sembra sempre più un’impresa: “Questa tragedia ci racconta delle infrastrutture che mancano al Mezzogiorno, della vergogna dei collegamenti nello Stretto, delle poche navi, sempre di meno, che uniscono le due sponde, della mobilità negata alle persone, della cancellazione dei treni che collegavano la Sicilia con il resto del Paese, delle reti ferroviarie del Sud vetuste, non adatte a supportare alta velocità, spesso ad un solo binario, a volte addirittura non elettrificate. Della vergogna della stazioni di Villa e di Messina marittima, dove le scale mobili non funzionano da decenni, un ascensore perennemente guasto, e i passeggeri che devono trasbordare da treni che oramai si fermano da una parte o dall’altra dello Stretto, devono correre, inerpicarsi per interminabili rampe di scale, ancora correre, figli al collo e valigie in mano, per prendere una delle poche navi che assicurano i collegamenti. Che ti riportano a casa, o ti conducono in cerca di una speranza”.
Prosegue Oceano: “Stazioni così vetuste, collegamenti così scarsi e disagevoli, non ne ho mai visti. Strutture indegna di un paese civile, impossibili da fruire per chi può muoversi agevolmente, figurarsi per anziani, malati o diversamente abili. La differenza poi diventa ancora più eclatante se metti questa nostra realtà con le stazioni, le reti e i collegamenti ferroviari del centro-nord: treni velocissimi che ogni ora collegano Salerno a Napoli, Roma, Firenze, Milano, Torino, Venezia. Stazioni con scale mobili, tapis roulant, scivoli e montascale. Mentre per la tratta tra Salerno e Reggio Calabria, per il raddoppio ferroviario della Messina Catania e della Messina Palermo, per le stazioni marittime di Villa e Messina, per i collegamenti nello Stretto per viaggiatori e pendolari nessun progetto, né a breve, né a medio, né a lungo termine. La qualità indecente di un servizio pubblico che si sta ritirando dal Mezzogiorno, con l’idea di abbandonarlo”.
“Per questa ragione – conclude il segretario della Cgil – la morte di quel concittadino sfortunato non è solo una notizia di cronaca. Quel fatto drammatico ci parla di una condizione che ci riguarda tutti e per la quale tutti dobbiamo ribellarci sottraendoci alla rassegnazione. Il trasporto pubblico, in particolare quello ferroviario, costituisce una delle infrastrutture fondamentali sulle quali va ricostruito il sistema produttivo del Mezzogiorno, il cui processo di avanzata desertificazione può e deve essere invertito attraverso programmazione e investimenti a cui bisogna aggiungere l’impegno, la partecipazione e la vigilanza dei cittadini. Come hanno spiegato Banca d’Italia e Svimez, dalla rinascita del Sud dipende il destino di tutto il Paese.”