Quel del 28 Dicembre rimane una data nefasta per la storia di quella che un tempo veniva definita una delle città più belle e affascinanti dell’intero mar Mediterraneo. Oggi ricorre il 105^ anniversario dal catastrofico sisma che rase al suolo le città di Reggio e Messina, uno dei più grandi disastri naturali mai avvenuti in Italia e in Europa in tempi recenti. Chi vive a Messina da sempre convive con l’incubo di vivere in un’area ad altissimo rischio sismico, dove non di rado, all’improvviso, si possono scatenare eventi tellurici capaci di scuotere i palazzi e gli edifici fin dalle proprie fondamenta. Ma la paura più grande è sempre la stessa, quella di dover affrontare il tanto temuto evento catastrofico, sullo stile del 1908, che prima o poi tornerà a devastare lo Stretto.
E’ vero che Messina rimane una delle città a più alto rischio sismico d’Italia e d’Europa. Ma l’elevata sismicità deriva non tanto dagli eventi di portata catastrofica, che per nostra fortuna hanno tempi medi di ritorno plurisecolari, quanto per i terremoti di moderata energia, come l’ultimo registrato all’alba dello scorso 23 Dicembre, magnitudo 4.0 Richter davanti la penisola di San Raineri.
Il più forte registrato dentro lo Stretto di Messina dopo le scosse e lo sciame sismico del 1980. Per i terremoti di alta magnitudo, definiti “caratteristici” da molti sismologi che dagli anni 80 hanno effettuato varie campagne di ricerca in riva allo Stretto, captando i singoli movimenti del terreno tramite l’ausilio del GPS, i tempi di ricarica sono decisamente molto più lunghi, anche perché la cosiddetta “faglia madre”, responsabile di questi violenti terremoti, solitamente per accumulare tutta questa energia che la spingerà fino al punto della rottura (lo strappo che genererà il venturo terremoto sullo stile del 1908) impiegherà parecchi secoli. Tantissimo tempo. Ciò indicherebbe che le nuove generazioni di messinesi non riusciranno a vivere cosi a lungo, al punto da assistere al prossimo fortissimo terremoto. Numerosi studi con annesse pubblicazioni, fra cui quelli effettuati da due grandissimi sismologi di fama internazionale, come Boschi e Valensise, confermerebbero con un certo margine di affidabilità l‘evento del 1908 come tipico per l‘area dello Stretto, indicando per questi terremoti di alta magnitudo un periodo medio di ritorno che per nostra fortuna (secondo delle stime non definitive) è compreso tra i 600 e i 1000 anni.
Per risalire ad un evento sismico paragonabile, per forza e per l’estensione della zona vulnerata, a quello del 1908, bisogna andare indietro di parecchi secoli. Stando ai dati raccolti sul campo e in letteratura l’ultimo evento tellurico catastrofico che ha colpito lo Stretto risalirebbe al IV secolo D.C., intorno all’anno 374. In quell’anno un violentissimo terremoto, seguito da uno sciame di grandi scosse piuttosto lungo, devasto le coste dello stretto, da Reggio a Messina, causando degli improvvisi spopolamenti in entrambi le rive, spesso indotti dai gravi danni di un fenomeno catastrofico che ha ridotto, in modo anche drastico, la popolazione. Inoltre ricerche archeologiche avrebbero portato alla luce numerose lapidi ed epitaffi risalenti proprio a quel periodo. Diverso è il discorso per i terremoti di moderata o forte intensità, 5.0-5.5 Richter (oltre la soglia del danno), che hanno un periodo medio di ritorno molto più breve, che può variare dai 75 ai 120 anni circa. Molto più frequenti sono i sismi di moderata energia, ossia con una magnitudo inferiore ai 4.0-4.5 Richter, che solitamente possono verificarsi ogni 28-30 anni lungo l’area dello stretto. Anche se è vero che un sisma cosi catastrofico come quello del 1908 si potrà ripetere fra circa 500-1000 anni non si può escludere che al contempo, un terremoto meno forte di quello del 28 Dicembre 1908, ma al tempo stesso ben oltre la soglia del danno, tipo un 5.0-5.5 Richter, potrà investire lo Stretto di Messina entro i prossimi 50 o 100 anni, tornando a far tremare case ed edifici. Di sicuro, secondo la “teoria del terremoto caratteristico”, fra altri 1000 anni lo Stretto verrà scosso da un nuovo violentissimo terremoto che tenderà a fare sprofondare, di circa 1 metro, le coste fra Reggio e Messina, favorendo al contempo un ulteriore estensione del fondale marino. In altre parole, la faglia che ha generato il terremoto del 1908 certamente, con il ripetere di altri forti terremoti, renderà lo stretto progressivamente più largo e profondo di quanto lo conosciamo oggi. (Daniele Ingemi)