“Il prossimo 3 aprile sarà il ventesimo anniversario dalla sua attivazione e ricordo, non senza emozione, la sera in cui, con le prime prove, si arrivò al Capolinea sud”. Parla Salvatore Leonardi, sindaco di Messina dal 1998 al 2003, la linea tranviaria fu inaugurata sotto la sua giunta.
In vista dell’appalto di riqualificazione, Leonardi dice la sua, “stimolato anche dall’intervento dei sindacati con le cui argomentazioni di fondo mi ritrovo quasi completamente d’accordo”. Il riferimento è al sistema tram e metroferrovia, “due opere che se gestite razionalmente avrebbero potuto e potrebbero ancora dotare la città di un eccezionale sistema di trasporto rapido di massa, veloce ed ecologico, alleggerendo notevolmente il carico del traffico gommato cittadino, come propugna da tempo l’Amministrazione comunale”.
La Metroferrovia, “pur riammodernata nelle stazioni dotate di opportuni spazi per gli interscambi, avrebbe, tuttavia, dovuto essere supportata da un diverso impegno da parte di Rfi nonché integrata dalla rimodulazione “a pettine” del sistema di trasporto comunale”.
La Tranvia, invece, “per anni è stata gestita in maniera disastrosa se è vero che, a quanto si dice, delle 16+1 vetture in dotazione, si è arrivati a farne funzionare meno della metà, trascurando, perfino, la indispensabile sincronizzazione del sistema semaforico, malgrado esistesse agli atti specifico progetto e finanziamento. La situazione è opportunamente migliorata recentemente grazie agli interventi delle ultime amministrazioni”.
“Non ho difficoltà, tuttavia, ad ammettere che la struttura ha palesato, subito e nel tempo, vari errori (anche nel percorso, in particolare in via Vittorio Emanuele) ed incompletezze, alcuni rilevati già in sede di costruzione ma non corretti per l’impossibilità di ricorrere a frequenti varianti che avrebbero comportato lo sforamento dei tempi assegnati dalla Comunità Europea per il completamento dell’opera e per le violente polemiche che ogni ipotesi di modifica scatenava. Ci siamo limitati a spostare i binari di meno di 50 metri verso mare a salvaguardia dell’unica più grande e popolare tradizione della nostra città: il percorso della Vara. Ora sono trascorsi quasi venti anni e la Tranvia, pur con i suoi attuali limiti, è stata “digerita” e ha dimostrato di essere gradita da gran parte dei cittadini, soprattutto dai giovani. Apprezzo, pertanto, l’intervento di ammodernamento e razionalizzazione volto a ridare la dovuta efficienza al sistema”.
Leonardi, poi, focalizza l’attenzione sulle due zone in cui il nuovo progetto prevede il passaggio a binario unico. “Se l’obiettivo è di stimolare l’uso del mezzo pubblico, disincentivando quello privato, si potrebbe mantenere l’attuale assetto. Se danneggia le attività commerciali si potrebbe intervenire con provvedimenti più amministrativi che strutturali come utilizzazione promiscua o la disattivazione temporanea di un binario”.
Non solo i sindacati. Prima l’ing. Sergio Bruno poi l’ing. Guido Marino avevano espresso il proprio parere contrario alla riduzione da doppio a singolo binario.
Poi un’idea già avanzata dalla III Municipalità e approvata anche dall’ex assessore regionale Marco Falcone, a ottobre 2020, senza seguito: “sarebbe necessario – dice Leonardi – riprendere con Rfi il progetto della demolizione, almeno fino al carcere, della “muraglia cinese” del vecchio percorso ferroviario che non credo sia altrimenti utilizzabile, atteso l’immenso costo del suo risanamento e della rimessa in sicurezza”.
“Via Vittorio Emanuele è il punto più controverso di tutto l’intervento di riqualificazione della tranvia. Ho convenuto in passato, e ne sono tuttavia convinto, che in quel sito è stato compiuto il più grosso errore nella realizzazione della tranvia con negative conseguenze a danno della complessiva mobilità cittadina e, forse, a danno di qualche attività commerciale, seppur limitato in considerazione del fatto che sull’arteria sporgono vari edifici pubblici – una banca, il Palazzo del Catasto, quello dell’Inps e un albergo – mentre le piazzette tematiche hanno fortemente attenuato i disagi di molti esercizi pubblici. In questo caso, le soluzioni erano due: fare scorrere la tranvia lungo il confine con l’area portuale, evitando l’attuale insensata gincana tra la Dogana ed il Circolo Thalatta, oppure lungo il marciapiede, lato monte”.
“Si scelse questa seconda ipotesi su richiesta delle Autorità portuali in ragione che le linee aeree del tram avrebbero potuto ostacolare l’accesso dei mezzi pesanti a servizio delle attività commerciali all’epoca ancora attive nel Porto. Oggi questi condizionamenti non esistono più, in quanto il Porto, ormai recintato, si è qualificato come approdo croceristico, destinando al costruendo secondo Porto di Tremestieri le attività commerciali. Riterrei opportuno, ove l’Autorità Portuale non opponesse ostacoli, ritornare alla prima soluzione (linea rasente il confine del territorio portuale) a suo tempo pretermessa, mantenendo, così, il doppio binario”.
a) “L’eliminazione di un binario sarebbe dannosa, come sostengono anche i sindacati, alla efficienza di una infrastruttura ideata come asse portante ed ecologico del sistema di trasporto veloce di massa tra nord e sud città;
b) affidarsi alla efficienza di meccanismi sempre suscettibili di guasti sarebbe pericoloso alla sicurezza del sistema, succede anche nei sistemi ferroviari. Storicamente, dall’inizio del secolo scorso fino al 1951, le tranvie messinesi hanno sempre mantenuto (nella tratta Gazzi – Annunziata) il doppio binario tranne, e per breve tempo, nello scavalcamento del greto del Torrente Giostra;
c) ultimo, ma non per importanza, la soluzione suggerita, oltre a restituire ai cittadini una più accettabile fruizione del Corso Vittorio Emanuele, consentirebbe, cosa importantissima, il riassetto del nodo automobilistico attorno alla Prefettura ripristinando la continuità viabile dal Viale della Libertà e, quindi, con la parte bassa della città, estremamente funzionale alla realizzazione completa di via Don Blasco.
Le restanti innovazioni mi sembrano di buon senso ed accettabili (nessuno piangerà per la eliminazione del “catafalco” di Piazza Cairoli o per l’eliminazione del giro attorno alla Fontana della Stazione). Spero solo che sia stata prevista la reintegrazione delle palme ammalorate e un ottimale ripristino della Fontana a getti di Piazza Cairoli”.
“Tanto ho sentito di proporre – conclude Leonardi -, da sindaco veterano e uno dei protagonisti della realizzazione dell’attuale tranvia, per doveroso autentico spirito di collaborazione. Immagino che l’obiezione di fondo che ne renderà problematico l’accoglimento sia che i lavori sono appaltati e forse consegnati all’impresa appaltatrice ma l’attuale assessore ai Lavori Pubblici, Salvatore Mondello, è apprezzato ingegnere e sa bene come districarsi nei fastidiosi meandri delle procedure delle varianti in corso d’opera”.