Da mesi l’Amam sembra essere diventata la terra promessa, la soluzione di tutti i mali delle partecipate di Palazzo Zanca. Da mesi si discute del passaggio all’Amam di tutto il comparto di igiene ambientale, dei lavoratori di Messinambiente e Ato3, di uno stravolgimento della società che finora ha gestito solo il servizio idrico, ma ad oggi nessuna delle tappe che erano state fissate è stata rispettata. E mentre tra i lavoratori dei rifiuti aleggia il dubbio e il timore per questo stallo, anche all’interno della partecipate di viale Giostra non mancano le perplessità. Nei giorni scorsi la Filctem Cgil e i lavoratori Amam hanno ribadito nel corso di un’assemblea la propria grande preoccupazione per lo stato in cui versano le attività e l’organico dell’azienda, alla vigilia delle scadenze fissate dall’amministrazione comunale per la sua trasformazione in multiservizi.
“Ente e amministrazione comunale non hanno mai chiarito le modalità di questo accorpamento. Come in un'unica azienda si armonizzeranno i diversi modelli organizzativi. E come, e con quali risorse, si consentirà all’Amam di sostenere economicamente questo progetto, assicurando al contempo quel contributo di circa 23 milioni che l’ente è obbligato a versare al Comune di Messina in forza del piano di riequilibrio approvato?” si chiede il sindacato.
Per la Filctem rima di gestire nuovi e diversi servizi indispensabili per la cittadinanza l’Amam avrebbe dovuto adeguare la propria struttura per garantire efficacemente quel diritto alla fruizione dei servizi idrici e fognari a cui è principalmente demandata, operando, così come impone la legge, quel contenimento della spesa posto a base della stessa trasformazione.
Invece mentre continuano a sommarsi anche i costi dell’emergenza, che dall’approvvigionamento alla distribuzione deve fare i conti con una rete che è ormai divenuta vecchia ed inadeguata, e si definisce tra l’altro un contratto di servizio che scarica sull’azienda, e non più sul Comune, anche i costi della manutenzione straordinaria, il perimetro delle attività affidate a terzi si allarga a dismisura, e l’assenza di una pianta organica che assegni ambiti e mansioni a tutto il personale impedisce qualsiasi efficace azione di adeguamento, generando solo confusione.
“L’Amam non può pensare di accorpare i servizi aggiuntivi delle altre partecipate mentre, al tempo stesso, affida ad appalti esterni le sue attività principali. E dato che nessuno dei lavoratori che transiteranno in Amam è in possesso delle qualifiche e delle professionalità che mancano, e mancheranno a causa dei pensionamenti, occorre procedere urgentemente ad “internalizzare” tutte le attività esterne, ad assorbire quelle maestranze, ed a stabilizzare finalmente il precariato.
Difficoltà economiche, vetustà della rete, inadeguatezza e confusione organizzativa, rendono purtroppo oggi l’ente incapace di governare serenamente la fase di armonizzazione delle attività e degli organici, e farà purtroppo esplodere all’interno ogni contrapposizione. Occorre quindi definire subito il nuovo assetto organizzativo. Una nuova pianta organica dell’ente predisposta sui servizi idrico e fognario e sui servizi generali. Un nuovo modello organizzativo quindi nell’interesse dell’azienda e della garanzia dei servizi. Per tutelare tutti e non lasciare fuori, o solo, nessuno”.