Politica

Troppo tempo per i lavori? Non sempre. WeBuild, il ponte di Genova e il canale di Panamá

“Negli anni ‘80 ci volevano otto ore per percorrere la ferrovia Milano – Napoli. E già allora c’erano tante persone che si lamentavano: ma vale la pena costruire l’alta velocità? E’ solo uno spreco di soldi, inutile ed è solo per pochi viaggiatori, visto che poi ci sono i regionali”. Così Andrea Moccia, geologo e divulgatore, fondatore del sito scientifico Geopop.

Alta velocità

Oggi da Milano a Napoli si arriva in quattro ore ed è un grande vantaggio per gli abitanti del centro nord e una parte del sud. Più o meno lo stesso tempo che s’impiega da Napoli a Reggio Calabria, solo che nel primo caso la distanza è di 774 chilometri, nel secondo di 467. Stesso tempo per oltre 300 chilometri di differenza.

L’alta velocità Salerno – Reggio Calabria è ancora solo nei progetti. Il 28 dicembre 2022, cioè quattro mesi fa, Rfi ha pubblicato la gara per il primo lotto, Battipaglia – Romagnano, in provincia di Salerno, al confine con la Basilicata. Serviranno ancora molti anni per completare l’itinerario ma, ovviamente, si deve andare avanti contemporaneamente con altro, non si può realizzare un progetto alla volta per colmare il divario tra sud e nord del Paese.

Frana di Letojanni e viadotto Ritiro

Alle nostre latitudini siamo “scottati” dai tempi di alcuni cantieri. Due, in particolare, ce li “portiamo” da sette anni: frana di Letojanni e viadotto Ritiro. Lo sforzo della politica deve essere quello di ridurre al minimo, non si può pensare di non fare nulla per paura. La frana di Letojanni non poteva essere lasciata lì, sul viadotto Ritiro non si poteva non intervenire.

Gli svincoli di Giostra

E così anche per altre opere pubbliche. I lavori per gli svincoli di Giostra sono iniziati nel 1997 e si sono conclusi, con l’apertura dell’ultima rampa, nel 2019. Ventidue anni, un tempo lunghissimo e assurdo. Ma questo non vuol dire che non andavano fatti, perché oggi sono un grande vantaggio per la città.

In altre zone del Paese si corre e se davvero ci si vuole mettere al passo l’unico modo è quello di realizzare opere per fornire servizi.

Bene e in fretta si può fare: il Ponte di Genova e il Ponte dei Dardanelli

Bene e in fretta si può fare. Il Ponte di Genova, 1067 metri su 19 campate, è stato costruito in meno di 15 mesi, dal 25 giugno 2019 al 4 agosto 2020. Il Ponte dei Dardanelli, il più lungo sospeso al mondo, con 2023 metri di luce e torri alte 318 metri, è stato realizzato in cinque anni esatti, dal 18 marzo 2017 al 18 marzo 2022.

WeBuild

Le grandi opere non vengono affidate alla “Peppi Nasedda srl” ma a società specializzate nel settore, che hanno dimostrato di saperci fare. Se il Governo dovesse riuscire a sbrogliare la matassa creata dalla legge 221/2012 del Governo Monti e se il progetto dovesse davvero andare avanti, la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina verrebbe affidata a WeBuild, azienda che ha anche una partecipazione statale, con Cassa depositi e prestiti, al 18,68 %.

L’amministratore delegato, Pietro Salini, ha affermato di essere pronto a rinunciare ad ogni contenzioso e a far realizzare l’opera. E’ l’azienda che ha realizzato in meno di 15 mesi il Ponte di Genova, in 7 anni l’ampliamento del Canale di Panamà, che pochi mesi fa si è aggiudicata i lavori per la nuova diga foranea di Genova, che sta realizzando l’alta velocità Napoli – Bari (la percorrenza sarà ridotta da 4 a 2 ore), il terzo valico (cioè l’alta velocità Genova – Tortona, 53 km, che consentirà di fare Genova – Milano in un’ora), alcuni lotti della galleria di base del Brennero (Alto Adige – Austria), la Metro 4 di Milano e altre ancora. In Sicilia è all’opera per i raddoppi ferroviari Messina – Catania e Palermo – Catania.

Disagi temporanei per grandi vantaggi nel tempo

Per fare grandi opere pubbliche serve tempo e si devono affrontare disagi. Alla fine, però, si gode di grandi vantaggi. Partire con un treno alta velocità dalla stazione di Messina Centrale e ritrovarsi a Roma Termini in quattro ore o meno sarebbe indubbiamente un bene per tutti i cittadini, così come passare in auto in cinque minuti da una sponda all’altra dello Stretto. E’ un dato inoppugnabile.

Se poi il Ponte di Messina non è realizzabile tecnicamente o ad impatto ambientale troppo alto è altro discorso che devono affrontare tecnici esperti e, in quel caso, ci sarebbe poco da manifestare contro. Se è impossibile da fare non si farà.

Ponte emblema del “nimby”. E la parola “invece”…

Con la logica del “nimby”, acronimo di not in my backyard, non nel mio giardino, non si va da nessuna parte. Anche perché negli ultimi decenni Ganzirri e Torre Faro, come altre zone della città sul mare, sono state sfruttate molto più a uso privato che pubblico. Ma il Ponte sullo Stretto è solo l’emblema di un atteggiamento generico, quello di chi dice: “fate quello che volete ma non da me”. Un recente esempio, in piccolo, riguarda il nuovo impianto per il trattamento dell’umido, progettato a Mili, che sarà utile per tutta la città.

Oppure il sempreverde tema delle priorità, valido anche per le opere più piccole. Invece di fare i parcheggi pulite la città. Invece di fare le piste ciclabili aggiustate le scuole. Invece di fare una nuova strada pensate al dissesto idrogeologico. Invece del ponte, fate infrastrutture, autostrade e ferrovie, che equivale a dire fatele altrove, visto che il ponte è un’infrastruttura con autostrada e ferrovia. Invece al posto di oltre. Come se non servisse fare tante cose insieme e una escludesse un’altra o se ne dovesse fare solo una alla volta.