MESSINA – L’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Messina sfociata ieri nell’arresto di 6 persone e l’avvio del sequestro per equivalente autorizzato fino a 36 milioni di euro parte nel 2022, in piena “crisi” della prima ondata di lavori “superbonus” edilizi sgravati fino al 110%.
“Buongiorno, scusate finanzieri, nel mio cassetto fiscale ho trovato un credito da oltre un milione di euro, ma non ne so nulla”. Suona più o meno così la denuncia arrivata alla Guardia di Finanza nel febbraio 2022 da un messinese che aveva appena ricevuto la telefonata di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, che gli chiedeva conferma dell’effettiva realizzazione dei lavori di ristrutturazione sugli immobili di sua proprietà nonché della ricezione delle fatture delle prestazioni ricevute. Per quei lavori nel cassetto fiscale del messinese risultavano infatti crediti per poco più di un milione 300 mila euro. Peccato che lui di quei lavori non ne sapesse nulla, non li aveva mai effettuati. In effetti nel cassetto fiscale c’erano 23 richieste di crediti, mai richiesti dal titolare del cassetto fiscale.
L’accertamento della Finanza rivelava che il cessionario dei crediti era la Panconsult, intestata a un familiare di Antonio Barbera, che aveva accettato dalla società un credito di oltre 450 mila euro. I successivi accertamenti delle fiamme gialle arrivavano così alla figura del medico di base che, secondo il racconto dei pazienti, si era offerto di “smobilitare” i crediti del superbonus per permettere loro di effettuare lavori. Crediti che, ha poi scoperto la Finanza, venivano appunto commercializzati e monetizzati attraverso le società. In alcuni casi le pratiche non sono state accettate dall’Agenzia delle Entrate e i crediti non sono stati monetizzati. Su questi la giudice Pastore ha autorizzato il sequestro per equivalente fino a 37 milioni di euro, emesso anche per i beni degli indagati.
Le intercettazioni telefoniche avviate dopo le denunce hanno rivelato come il dottor Barbera effettuasse una grossa attività sulle pratiche superbonus, operando insieme al cugino commercialista, che accedeva alle pratiche collegandosi da remoto e effettuando diversi colloqui telefonici con i funzionari dell’Agenzia delle Entrate. Nelle conversazioni dell’estate 2022, in particolare, il medico chiede consigli al commercialista per la gestione delle società. Il professionista si dice favorevole ad occuparsene, però devono concordare de visu: “Al telefono non mi va”.
I due discutono anche dopo aver scoperto dell’inchiesta della Finanza. Alcuni dei pazienti convocati, infatti, avevano nel frattempo chiesto conto e ragione al medico, che da parte sua insisteva: aveva operato correttamente, erano i finanzieri a non averci capito nulla. Anzi, li rassicurava controbattendo che avrebbe avviato una class action contro le azioni di accertamento e congelamento delle pratiche. Il cugino commercialista, però, era più prudente: “Non vorrei si aggravi la mia posizione”, dice Pisa ad un altro soggetto al telefono. “Mannaggia a mio cugino (…) io l’ho presa come una opportunità di lavoro (…) adesso si chiarirà tutto davanti al magistrato”.
“Io sto già predisponendo una denuncia alla procura della Repubblica di Reggio Calabria, Catanzaro, Catania, Palermo e Caltanissetta, mi sono spiegato!” è invece la reazione del cugino medico, che non ha lesinato simili proteste neppure ieri, quando i finanzieri sono andati ad arrestarlo, e che spiega di aver agito come presidente di una associazione “vittime del malpratice bonus edilizi” che, racconta il medico al commercialista, conterebbe almeno 400 persone.
Nel corso delle indagini la Finanza ha controllato anche le asseverazioni dei lavori legati ai crediti messi sotto la lente. E lo ha fatto interrogando alcuni dei tecnici “indicati” nelle pratiche. Uno di loro in particolare figurava per esempio come il certificatore del rischio sismico in lavori asseverati da Pisa. “Ho incontrato Barbera nel suo studio, mi ha offerto lavoro dietro compenso relativo a quelle certificazioni, ho detto che non potevo accettare e non ho accettato i crediti che figuravano nel mio cassetto fiscale”, ha spiegato grosso medico l’ingegnere, che si è dichiarato all’oscuro delle false asseverazioni.
La cartolarizzazione di alcuni crediti attraverso le società collegate a Barbera è legata anche all’ipotesi di autoriciclaggio contestata dalla Procura di Messina. Quattro le società indagate, attraverso le quasi sarebbe stata tentata la monetizzazione dei crediti ceduti più volte, tentativo a volte riuscito altre volte bloccato: Euconsul srl, Panconsul srl, Parolbed srl, Safinservice srl.