Messina – Non è mancata neppure al momento della concessione della liberazione la protesta da parte di Antonio Barbera, il medico arrestato a Messina per una serie di presunte truffe ai danni di ignari pazienti coinvolti in pratiche edilizie, gestite dallo stesso professionista, legate ai bonus e in particolare al superbonus 11%.
Accogliendo l’istanza del difensore e dopo aver ascoltato un medico appositamente incaricato di visitarlo, la giudice per le indagini preliminari Arianna Raffa ha concesso a Barbera la scarcerazione. Barbera ha patologie non gravi ma che potrebbero aggravarsi se non curate a dovere, ha spiegato il medico, e la gestione delle sue cure è complessa in carcere. La giudice, accogliendo l’istanza dell’avvocato Carlo Merlo, gli ha quindi concesso i domiciliari, a patto che non fossero nell’abitazione ove è ai domiciliari la moglie, anche lei coinvolta nell’inchiesta. Barbera è quindi stato trasferito all’ospedale Papardo per le visite e l’eventuale ricovero, che però ha rifiutato “per protesta”.
Alla fine la struttura sanitaria, dopo diverse interlocuzioni documentali tra medico e giudice, si è detto disponibile ad accoglierlo e ora il professionista è ricoverato in regime di domiciliari nell’ospedale di Sperone. Qui attenderà l’udienza preliminare, fissata al prossimo 11 settembre.
Quel giorno il vaglio delle accuse avanzate dalla Procura di Messina riguarderà anche gli altri familiari coinvolti negli accertamenti. L’Accusa è per loro, in sostanza, di aver effettuato l’accesso ai cassetti fiscali di alcuni pazienti di Barbera, dopo averli convinti a farsi consegnare i codici autorizzativi, per ottenere i crediti fiscali legati a progetti edilizi mai avanzati e poi trasferire, attraverso una serie di cessioni a società intestate ai familiari, gli stessi crediti per monetizzarli e incassarli.
Non è la prima azione “di protesta” inscenata da Barbera. Al primissimo confronto col giudice, dopo l’arresto, si è dichiarato “prigioniero politico”. Ancora prima durante le indagini, rispondendo ai pazienti che lo informavano che la Guardia di Finanza stava effettuando accertamenti sulle loro pratiche, si è detto “perseguitato” e si è proclamato a guida di una associazione a difesa dei diritti delle “vittime delle mal pratiche edilizie”.