Felice Calabrò punta già al prossimo obiettivo: essere eletto segretario provinciale del Pd

E’ tornato a fare l’avvocato a tempo pieno, ma Felice Calabrò non ci pensa neanche a tirarsi fuori dalla politica. L’ex candidato-sindaco del centro-sinistra, che per 59 voti non ha acciuffato la vittoria al primo turno ed al ballottaggio è stato seccamente sconfitto dall’attuale primo cittadino Renato Accorinti, è un uomo sereno, che ha accettato il risultato elettorale senza drammi né isterismi ma con la consapevolezza di essere rimasto se stesso e non aver subito pressioni che snaturassero il suo percorso politico, basato su merito e competenza.

Lo abbiamo incontrato nel suo studio legale a distanza di quasi una settimana dall’esito del secondo turno. Il suo viso è decisamente più disteso e rilassato rispetto agli ultimi giorni di campagna elettorale e in ogni sua risposta emergono quella razionalità, lucidità e correttezza che non lo hanno mai abbandonato, neanche quando lo hanno dipinto come un fantoccio di Genovese o uno “yes man” nelle mani dei partititi.

«Ho perso perché sono Felice Calabrò, perché ho un cervello ed una personalità, ho perso perché ho detto qualche no di troppo» spiega quando gli chiediamo di analizzare il risultato elettorale. Pensando alle parole che pronuncia si ferma un attimo, riflette e aggiunge : «Ma io in realtà non ho perso , ho vinto al primo turno, solo che non ho voluto appalesarlo. In alcune sezioni sono state segnalate 270 schede nulle rispetto al Consiglio comunale ma non al sindaco, se le avessimo riaperte con un ricorso al Tar ci sarebbe stato un esito diverso e avremmo trovato più di 59 voti a mio favore». L’ex coordinatore dei gruppi consiliari del Pd non si pente però di non essersi rivolto alla giustizia amministrativa, anzi in merito alla possibilità di adire alle vie legali entro il 13 luglio e alle insistenti voci di un imminente ricorso, Calabrò puntualizza: «Mi auguro che nessuno lo faccia, la città non ne ha bisogno» .

Al centro di tutto, l’esponente del partito democratico continua infatti a mettere l’interesse della città «che è la stella polare che dovrà guidare anche il Consiglio comunale. Nessuna opposizione preconcetta – consiglia ai 29 eletti nel centro-sinistra – i consiglieri dovranno essere vigili, ma appoggiare e votare i provvedimenti pensati per il bene e la crescita di Messina». Guardando nelle fila del Pd, oggi non riesce ad indicare il nome di chi potrebbe ricoprire il ruolo di capogruppo, ma è convinto che «dovrà essere qualcuno d’esperienza».

Tornando al risultato delle elezioni, gli chiediamo se si è sentito abbandonato o tradito dagli alleati che facevano parte della coalizione. «Non mi hanno tradito, solo che al secondo turno mi è mancato l’appoggio degli scontenti e dei delusi, cioè dei candidati non eletti, ed anche di qualche consigliere eletto, che si è cullato sugli allori. La verità è che ho pagato per questo clima di anti- politica ed anti-sistema che si è riversato contro di me, soprattutto nel secondo turno. Sono stato il candidato giusto per la situazione in cui versa Messina ma al momento sbagliato. Detto questo, non voglio fare la vittima perché i messinesi hanno scelto democraticamente. Io, adesso, sto tornando alla mia vita di sempre ed ai ritmi normali della quotidianità, ho ripreso in mano lo studio, ho ricominciato la mia corsa mattutina e a stare più tempo con la mia famiglia».

Dinanzi a Calabrò, quindi, un futuro tutto casa e lavoro? Neanche per idea, il traguardo ambizioso è già li che lo attende: «Voglio essere eletto segretario provinciale del Partito democratico al prossimo Congresso. Essere sostenuto all’unanimità sarà la pre-condizione» , precisa l’ex consigliere comunale, che crede fermamente nel ruolo democratico dei partiti, senza i quali «non si può mediare l’interesse della collettività». Quando gli facciamo notare che spesso però i partiti investono sulle persone sbagliate, prive di merito e competenza, che per lui sono «i due presupposti fondamentali per chi vuole fare politica», risponde: «E allora vediamo se possiamo cambiare rotta», immaginandosi già al vertice provinciale del partito.

Quel che invece non riesce in questo momento ad immaginare è una sua seconda candidatura a sindaco della città: «Non lo escludo ma adesso non ci penso, nonostante sia convinto che fare il sindaco della propria città sia la cosa più bella », risponde a precisa domanda.

Mentre chiacchieriamo, il suo cellulare continua a squillare, non sempre risponde ma quando lo fa tra una pausa e l’altra dell’intervista si ascoltano solo ringraziamenti: «Da lunedì sera – ci racconta – continuo a ricevere telefonate di tante persone che mi stimano e apprezzano quanto ho fatto. Anche per strada, la gente si avvicina a salutarmi e a congratularsi con me, questa è la soddisfazione più bella, la risposta alle tante cattiverie e stupidaggini che sono state dette sul mio conto».

Le ultime due domande “serie” riguardano i contatti post-elezione con il sindaco Renato Accorriti ed i rapporti con i “renziani”. Sul primo cittadino dice: «Renato mi ha chiamato perché vuole incontrarmi e collaborare sulle proposte che mirano al bene della città, ci vedremo nei prossimi giorni e ne discuteremo». Quanto ad Alessandro Russo e Francesco Palano Quero: «Sono molto deluso da loro , ma non ho mai parlato di espulsione, per questo ci sono gli organi preposti del partito», il suo commento accompagnato da una espressione accigliata.

Diventa decisamente più sorridente quando gli chiediamo di svelarci la destinazione delle sue vacanze: «Il 18 luglio parto per il Trentino; mi fermerò qualche giorno anche ad Assisi perché mia moglie non c’è mai stata. Partirò in macchina e arriverò a Salerno con la nave (Cartour ndr), pagando come ho sempre fatto– ci tiene a sottolineare – farò sosta a Bologna e poi proseguirò sino alla meta». Accanto a lui, nel lungo viaggio verso le Dolomiti ci saranno la moglie Mariella ed i tre figli Davide, Stefano e Claudio.

Calabrò si concederà circa due settimane di relax, giusto il tempo di “ricaricare le batterie”, per tornare più combattivo di prima ed iniziare una nuova sfida , che lo dovrà condurre a prendere le redini del partito democratico. (Danila La Torre)