Rilanciare l’economia siciliana partendo dai piccoli imprenditori e dagli artigiani locali. Questi i principali punti trattati dal disegno di legge “Creato in Sicilia: artigianato e nuovi talenti”, presentato ieri dal deputato Pino Galluzzo all’Ars.
Nello specifico il documento punta alla nascita di un vero e proprio albo, riservato alle “imprese artigiane di qualità” presso l’assessorato regionale delle attività produttive oltre che allo sviluppo di reti multimediali volte a favorire lo scambio di conoscenze e competenze. Viene inoltre favorito il supporto per l’ottenimento di marchi e certificazioni di qualità, oltre al percorso di orientamento, formazione manageriale e aggiornamento professionale, accompagnando gli operatori in ogni fase del processo produttivo e della commercializzazione, con il riconoscimento della “bottega scuola” e del titolo di “maestro artigiano”.
“La costante perdita di posti di lavoro e l’aumento dei giovani che lasciano la Sicilia perché la ritengono una terra senza futuro –dichiara Galluzzo- sono i dati drammatici da cui siamo partiti per attivare misure finalizzate ad invertire la rotta, impegnandoci a sviluppare quei fattori di eccellenza per i quali da secoli siamo noti e riconosciuti e usufruire di opportunità che, se non accompagnate e guidate, difficilmente possono essere pensate come reali occasioni di lavoro. Indubbiamente l’artigianato è uno di questi fattori, messo in crisi dalla scomparsa della “bottega” artigiana prima dalle vie del centro e, poi, anche dalle periferie delle città siciliane, con il rischio di perdere per sempre uno dei fiori all’occhiello dell’economia dell’isola, con il patrimonio culturale e storico multisecolare di cui è custode. Rispondiamo a queste problematiche –conclude- con uno strumento normativo adeguato, sia all’esigenza di tutelare e promuovere le manifatture tipiche e di qualità diffuse in ogni località siciliana, sia alle sfide dell’innovazione, della globalizzazione e delle nuove economie digitali, per dare vita ad un nuovo sviluppo economico, sociale e culturale”.