Di solito lo si utilizza come modo dire, ma in questa circostanza va preso alla lettera: il rischio, infatti, è letteralmente quello di “rimanere attaccati al tram”. Che stavolta, però, come tutti gli altri mezzi Atm, potrebbe rimanere in deposito non per sciopero dei dipendenti, ma perché mancano le condizioni, anzi le risorse, per svolgere il servizio. Lo si evince chiaramente dalle parole del Direttore generale dell’Azienda, Claudio Conte, nel verba1e della seduta dello scorso 30 gennaio, cui hanno preso parte anche il Commissario straordinario Alligo, il Direttore amministrativo, Ferdinando Garufi, il Direttore di esercizio tranvia Carmelo Crisafulli e il Direttore di esercizio gommato, Guglielmo La Cava. In occasione dell’incontro, alla richiesta di relazione sulle proiezioni di cassa urgenti e indifferibili al 28 febbraio 2012 avanzata da Alligo, Conte si è così espresso: “La situazione finanziaria è ulteriormente peggiorata e se non si interviene con urgenza, esiste il fondato rischio del Blocco degli Esercizi e di tutta l’attività aziendale, per mancanza di liquidità”. Il Dg entra poi nel dettaglio: “le giacenze in cassa sono pressoché nulle, con la conseguente e sistematica inadempienza del pagamento delle remunerazioni al personale, cui si aggiunge l’impossibilità a fronteggiare le spese verso i fornitori”.
Il concetto, insomma, è chiaro: se entro fine febbraio non verranno recuperate le risorse necessarie, il rischio è quello di dover stoppare il servizio di Trasporto Pubblico Locale. Le somme da recuperare entro febbraio, così come riportato nel prospetto del fabbisogno finanziario 2012 allegato al verbale, sono di circa 7 milioni di euro, e servono “per il pagamento del pagamento delle retribuzioni del personale dipendente comprensivi di contribuiti previdenziali ed assicurativi relativi al mese di dicembre 2011 e gennaio 2012, nonché del pagamento dei ratei mensili ai fornitori strategici e altre indifferibili pagamenti per mutui precedentemente contratti”. Secondo quanto spiegato dall’ing. Conte, i costi medi annuali sostenuti dall’azienda sono pari a circa 35 milioni di euro, a fronte dei quali si registrano queste entrate: 6 milioni di ricavi diretti, 8 milioni di euro di contributi regionali, 2 milioni 300 mila euro con contributi di rinnovo del CCNL. “Ne consegue – afferma il Dg – che a norma di legge, ed in mancanza del Contratto di Servizio, la differenza dovrebbe essere integrata dal Comune di Messina”. Si parla cioè di circa 19 milioni di euro, a fronte dei consueti 13 che palazzo Zanca, come spiega Conte, continua ad erogare all’Atm dal 1999, quando però non esisteva ancora la tranvia e i relativi costi del personale assunto a tempo determinato.
Con i numeri, insomma non si scappa, e a breve potrebbe anche non esserci più neanche un bus per tentare la fuga. Una situazione allarmante di cui il Commissario Alligo, che ricordiamo essere anche Segretario generale di palazzo Zanca, ha deciso di porre all’attenzione del sindaco, degli assessori Capone e Miloro, e del presidente del consiglio Pippo Previti. E a proposito di consiglio, ricordiamo che in aula si discute ancora della strada da intraprendere per decidere sul futuro dell’Azienda Speciale, che nel frattempo, però, come visto, rischia di “auto liquidare” il proprio servizio. (ELENA DE PASQUALE)