Il silenzio assordante del Ministero sul piano di riequilibrio approvato dal Comune di Messina è destinato a durare sino a settembre. E’ quanto sostiene l’assessore al bilancio Vincenzo Cuzzola: «Il Governo ha concesso nuovamente ai Comuni la possibilità di rimodulare i piani e gli enti avranno tempo sino al 31 maggio. Noi non rientriamo tra i comuni che possono modificare il piano, ma il Ministero aspetterà per tutti che passi quella data prima di valutare positivamente o negativamente i piani dei singoli comuni. Poi ci saranno i mesi estivi e sicuramente se ne riparlerà a settembre».
In pratica, se la previsione dell’esponente della giunta Accorinti dovesse essere confermata dai fatti, Palazzo Zanca avrà una riposta sulla manovra decennale ad un anno esatto dall’approvazione da parte del Consiglio comunale: la quinta versione del piano di riequilibrio è stata infatti approvata il 30 settembre 2016. Da allora non si hanno più notizie sullo strumento che dovrebbe salvare il Comune dal dissesto.
Secondo Cuzzola però non sussiste alcun problema concreto: «Per il Comune non cambia niente, perché l’Amministrazione sta già agendo rispettando quanto previsto nel piano. L’unica differenza è che al momento non ci sono state trasferite le risorse del Fondo di rotazione».
Se la commissione ministeriale preposta a valutare i piani di riequilibrio giudicherà solido e sostenibile quello adottato dal Comune di Messina, in riva allo Stretto arriveranno 69 milioni di euro, che serviranno a coprire una parte dei debiti censiti e messi dentro il piano.
Come ha spiegato Cuzzola nella conferenza stampa di giovedì scorso, convocata per dare spiegazioni sui ritardi nell’approvazione del bilancio di previsione 2017 (vedi qui), la massa debitoria di Palazzo Zanca è costituita per 2/3 da debiti potenziali, derivanti per lo più da contenziosi in corso (molti dei quali hanno avuto esito positivo, ha precisato l’assessore Signorino) e per 1/3 da debiti certi, pari a 150 milioni di euro. Solo questi ultimi – secondo l’assessore al bilancio – possono essere considerati il vero e proprio squilibrio dell’ente.
Per Cuzzola, dunque, la mole debitoria di Palazzo Zanca non è particolarmente allarmante, il risanamento finanziario dell’ente è possibile e il dissesto solo una «scorciatoia» che provocherebbe dei danni alla città, come ad esempio la possibilità di gestire i finanziamenti PonMetro, quelli del “Bando per le Periferie” o per l’Agenda Urbana.
Con il termine scorciatoia, che ultimamente viene usato spesso da sindaco ed assessori, e con la campagna anti-dissesto avviata ormai da tempo dalla giunta di Palazzo Zanca, la virata rispetto al 2013 appare completa. Sembrano lontanissimi i tempi in cui Accorinti – in piena campagna elettorale – parlava di 500 milioni di euro di debiti (senza fare distinzione tra potenziali e certi, come fa oggi Cuzzola) e sosteneva che il dissesto era nei fatti (vedi qui) .
Danila La Torre