E’ più ambizioso lui per quel pezzo di terra che guarda la Madonnina che altri messinesi doc. Fa sogni più grandi lui per quel piccolo tesoro abbandonato e recintato da un muro che non decine di politici. Ed è l’unico, pur non essendo un “eletto” ad aver preso carta e penna e scritto al Ministro Lupi spiegando: “Caro Lupi ecco perché Messina deve avere un’Autorità portuale autonoma, e dire no all’accorpamento sia con Catania che con Gioia Tauro”. Si sta giocando tutte le carte visto che finora la città si è divisa tra le due tifoserie. Dalla gara internazionale per la Fiera, al no al mercatino di Giostra, dal Teatro in Fiera, al turismo da crociera, dalla zona falcata ad una cittadella aperta tutto l’anno, il presidente dell’Autorità portuale, Antonino De Simone,ha le idee chiare e ritiene che il cuore del problema sia proprio quel quartiere fieristico che un muro, decenni di ignavia e di contenziosi o intoppi burocratici hanno reso ancora più alto.
“Io quest’area la immagino come un grande parco aperto, con un affaccio a mare bellissimo che non debba essere snaturato da niente, con strutture che diano ampie possibilità di utilizzo tutto l’anno. E guardi, non sono dell’idea del bando di gara spezzatino, dividere la Fiera pezzo per pezzo, ma per un’unica grande Cittadella”.
Entro gennaio sarà pronto il bando di gara internazionale per la Fiera, in modo da potere dedicare tutto il 2015 all’iter burocratico che non sarà semplice né celere.
In questo sta operando con l’amministrazione comunale, con l’assessore De Cola, con il quale il discorso è aperto anche per i lavori all’ex Teatro in Fiera. “Strada facendo la cifra necessaria è arrivata a 7 milioni di euro- spiega- ma entro marzo avremo il progetto esecutivo che va ben oltre l’idea del Teatro, perché lo stabile sarà utilizzabile per convegni, con ampi saloni e spazi anche per gli uffici dell’Autorità portuale. Sarà una struttura polifunzionale e moderna”.
Quello che era il Teatro Comunale e che per 18 anni è stato abbandonato, sarà parte integrante di un progetto che punta a far “resuscitare” letteralmente la Cittadella, aprirla e darle la vocazione definitiva, che è poi quella originaria dei nostri nonni. Nel contempo si sta lavorando anche nel resto dell’area per demolire là dove è necessario pur mantenendo la volumetria in modo da lasciare ampie opportunità a chi la gestirà. In questo contesto appare improponibile il trasferimento del mercato bisettimanale di Giostra in Fiera, “Piuttosto immagino di aprire la Cittadella per una grande festa a Natale, questo è un luogo che deve essere vissuto, deve esserci festa, occasioni d’incontro. Immagino i mercatini degli artigiani, la pista di pattinaggio, le mostre, i presepi, i viali pieni di famiglie. E’ una terra bellissima. Guardi sto pensando ad una festa anche per la zona falcata,due giorni d’ iniziative per un’area meravigliosa. Dovrebbe vederla la sera. Sto cercando di risolvere tutti i contenziosi con l’Ente porto, anche se ci sono sempre difficoltà ed ostacoli. E poi voglio operare molto sul turismo da crociera, ho diverse iniziative in cantiere”.
Lui quei viali li immagina attraversati da turisti e messinesi, non nel ricordo di quelli che erano gli “anni d’oro” ma in vista dei “nuovi anni d’oro”,nei quali quello spicchio di mare diventa davvero una risorsa e non solo una parola. Una Cittadella totalmente nuova e aperta tutto l’anno e soprattutto viva, là dove di “quel muro” resti solo il portale storico. E poi c’è lo Stretto di Messina, unico nel senso più profondo della sua specificità e proprio per questo occasione per diventare risorsa. Quando parla di Area integrata dello Stretto il presidente De Simone diventa più accorintiano di Accorinti e a differenza del sindaco pensa che sia arrivato il momento di “osare” e non limitarsi ad accettare un accorpamento delle Autorità portuali come qualcosa di ineluttabile.
“Che lo Stretto sia unico non lo dico io, lo dicono i numeri. Allora perché regalare una cassa a Gioia Tauro, perché accettare Catania e Augusta? Proprio noi che siamo il primo porto in Italia per numero di passeggeri l’anno e l’ottavo in Europa? Noi che siamo l’unica realtà dove si sta costruendo un porto, come a Tremestieri? Noi che abbiamo Milazzo in crescita? Perché regalare a Catania o Gioia Tauro una realtà che incassa 8 milioni di euro di Iva l’anno? Perché, quando potremmo insieme a Reggio Calabria e Villa essere la vera Autorità portuale dello Stretto? Perché credere a chi dice che Gioia Tauro non è concorrenziale? Lo è eccome, sono tutti in espansione, come Corigliano Calabro e Crotone. Noi abbiamo i numeri, perché regalarli?”.
Così ha scritto una lettera al ministro Lupi, concordata con il Comitato portuale per giocarsi a viso scoperto quelle carte che l’amministrazione comunale ha rinunciato a mettere sul tavolo, optando per l’ipotesi Gioia Tauro in chiave “male minore” piuttosto che finire inglobata da Catania.
“Messina è il primo porto d’Italia per numero di passeggeri movimentati- si legge nel documento- Secondo il Consiglio di Stato il volume complessivo di traghettamento rappresenta la quota maggioritaria del mercato del traghettamento su scala nazionale”. Dal Fondo destinato agli adeguamenti dei porti Messina ha ricevuto oltre 6 milioni di euro,pari all’8,3% della dotazione complessiva disponibile. Oltre 8 milioni di passeggeri l’anno ne fanno il primo porto d’Italia (contro i 438 mila di Catania),per crocieristi è ottavo in Italia, per le merci è al 14esimo posto (Catania è fuori dai top 15), rientra nel Corridoio Europeo Ten-T (Catania no), con Giammoro ha un alto potenziale di sviluppo, ed infine incassa un canone annuo di oltre 3 milioni di euro pari al doppio di Catania. E se nella lettera si sottolinea “l’insanabile eterogeneità con Gioia Tauro e l’impraticabilità di una gestione comune”,facendo anche riferimento alla concorrenzialità con Milazzo,scalo in crescita per turisti e con la presenza della Raffineria, l’accorpamento con Catania è del tutto incompatibile: “il contesto Catania-Augusta è proteso verso l’Adriatico, noi verso il Tirrenico. Unire due realtà opposte equivale a marginalizzarne una”.
Ma la vera ragione dell’Autorità portuale dello Stretto è la continuità territoriale.
De Simone parte dal presupposto che la giunta Accorinti sta operando per il riconoscimento dell’area dello Stretto quale patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. Già riconosciuta nei fatti è inoltre la conurbazione infrastrutturale. Del resto sin dal 2002 l’Antitrust ha visto un contesto portuale unico con Reggio Calabria. “Esiste dunque, giuridicamente, un mercato unico rilevante del servizio di traghettamento comprensivo delle infrastrutture portuali di Messina, Reggio e Villa”.
Una governance congiunta della mobilità dello Stretto darebbe ai vettori un unico interlocutore e farebbe funzionare il sistema intermodale, consentirebbe la gestione degli scali marittimi di entrambe le sponde, la gestione integrata del traghettamento dei mezzi pesanti, sarebbe funzionale al crocierismo grazie anche al collegamento con lo scalo Minniti. Ma c’è di più. Darebbe respiro al comparto ferroviario.
“L’integrazione intermodale tiene conto della possibilità di ripristinare in accordo con RFI la funzionalità dell’antico tracciato ferroviario che conduceva i convogli fino alle banchine di Reggio, come avviene a Messina, trasformando l’attuale stazione marittima passeggeri dello scalo reggino in vera stazione ferroviaria con l’interscambio treno-nave. Questo comporterebbe anche impulso per le attività commerciali ed estenderebbe verso la Sicilia le potenzialità della piattaforma. Un governo unitario delle infrastrutture portuali Messina- Reggio Calabria- Villa San Giovanni consentirebbe un rilancio dell’area integrata, mentre altre soluzioni aggraverebbero gli irrisolti problemi del territorio. Irrazionali commistioni con contesti diversi e avulsi confermano l’idea di un sistema portuale Messina-Milazzo-Reggio Calabria-Villa San Giovanni quale precondizione per lo sviluppo sociale, culturale, economico ed eco ambientale dell’area dello Stretto”.
Sulla vicenda ordinanze anti-tir si è scontrato con il sindaco: “Alla fine hanno fatto chiudere un porto e abbiamo visto con quali conseguenze”, mentre per Metromare tifa perché Messina abbia quel merita anche se nel frattempo ha un piano B nel cassetto.
Rosaria Brancato