Questo special event, giunto alla sua seconda edizione, è stato la punta di diamante del Tindari Festival e già dalla sottotitolazione ha lasciato prefigurare la sua costruzione quale intenso itinerario spazio-temporale per indagare fra le pieghe di una località davvero strategica fin dalle antichissime origini greche, passando alle nobili vicissitudini romane, e addivenuta oggi di una bellezza a tratti mortificata. Così questa importante iniziativa scava fra i misteri, ripercorre i sentieri, anche noti del mito e della storia, non solo e non tanto per rievocarli, proponendosi, invero, quale esperienza sensoriale completa, sulle orme delle recenti concezioni e prospettazioni di spettacolo e più in generale di arte.
La collaborazione del Festival, sotto l’egida della sua direttrice artistica, Anna Ricciardi, con la Pro Loco pattese e l’Associazione “Teatro dei Due Mari”, ha prodotto questa manifestazione, quest’anno dedicata all’esimio Prof. Sebastiano Tusa, già esperto archeologo e da ultimo Assessore Regionale dei BBCC Siciliani, tragicamente perito nel noto incidente aereo del mese di marzo u.s., e, infatti, una breve commemorazione intorno alle 19,30- una delle innumerevoli quanto meritatissime- è stata dedicata alla Sua memoria con l’intervento dell’Avv. Mauro Aquino, Sindaco di Patti, dell’On. Bernardette Grasso, Assessore Regionale della Funzione Pubblica e delle Autonomie Locali, e del Dr. Salvatore Gueli, direttore del Parco Archeologico di Tindari, con presentazione del giornalista Salvatore Pantano. I momenti salienti dell’evento, replicato anche alle 21,30, si possono sintetizzare come appresso. Villa Greco, antica dimora privata, eccezionalmente aperta per l’occasione, ove si è svolto l’incipit della mise en scene, con prospettazione di un accampamento romano dei tempi dell’ammiraglio Agrippa e di Ottaviano- destinato a divenire futuro Augusto- con pochi e indovinati elementi scenici: una sedia con appoggiata una rossa tunica, un tavolo di legno con gli ammennicoli per la battaglia di Nauloco, una tenda bianca, un braciere.
“La notte della vittoria: Ottaviano ed Agrippa”, con rielaborazione drammaturgica di Anna Ricciardi e regia del bravo artista pattese Stefano Molica, con, fra i personaggi, oltre che i protagonisti, come dal titolo, due giovani soldati. A più riprese passi di danza e momenti musicali hanno impreziosito la performance sulla battaglia. Si rammenta che Augusto titolò il luogo “Colonia Augusta Tyndaritanorum, anche per ripagarla della sua fedeltà. Oltrepassando l’Agorà, poi, nel Gymnasium, l’orazione di Cicerone contro Verre, il tiranno, “In Verrem”, monologo interpretato e diretto da Elio Crifò, nella traduzione e drammaturgia di Paolo Gazzara – ove le parole significanti profuse pro-Tindari, evidenziano il suo ruolo altamente significante – già in scena nella prima edizione. Ognuno dei due momenti di rappresentazione è stato preceduto da interventi di storici e archeologi, a sottolineare le fonti di riferimento e le vicende realmente intercorse: nella specie, il prof. A. Pinzone, il numismatico A. Crisà e l’archeologo Michele Fasolo, che hanno con pregevole dovizia evidenziato l’aspetto strategicamente importante della città Tindaritana in epoca romana. Infine, al Teatro Greco, le “Eumenidi” di Eschilo, in una intensa riduzione diretta da una sapiente Cinzia Maccagnano, con Luca Fiorino, Antonio Silvia, Elio Crifò, Luna Marongiu, Marta Cirello, Stefania Di Stefano, Valeria Di Brisco, Diletta Brancatelli e Maria Chiara Pellitteri. Suggestive le musiche di Salvo Nigro e splendida l’esecuzione di canti, trascritti dal M. Nino Buzzanca, del Coro Lirico Siciliano, composto da sei elementi. Perfetta la scenografia con quel lenzuolo lucido nero che ha schermato le cinque Erinni dall’orrido aspetto, consentendo loro di compiere, volta per volta, raffigurazioni d’effetto. Quanto al resto, la storia, arcinota, è stata ben sintetizzata nel rispetto del topos eschileo, sottolineando la nascita di una forma di giustizia – che sarà nella realtà Il Consesso Areopago – non primitiva, ma rispondente a dettami compositi, per volere della dea Atena. Apollo, altro dio, peraltro ispiratore del matricidio di Clitennestra, da parte di Oreste, funge da difensore dell’accusato, mentre le Erinni lo perseguitano per il suo crimine contro chi lo aveva generato…fino al verdetto per cui il figlio uccisore non è reputato colpevole, ma dal canto loro le Erinni diverranno entità benefiche, Eumenidi, appunto, simbolo di concordia e di contemperamento dei conflitti nei rapporti umani. Un plauso per una manifestazione altamente formativa, oltre che spettacolare.